(...) è stato affrontato ieri a Genova, nellambito dellincontro che si è svolto ai Magazzini del Cotone, dal titolo «Permesso di salute: immigrati in Liguria e sanità», nellambito del convegno «Non solo cuore, opinioni a confronto» promosso dalla Cardiologia dellospedale San Paolo di Savona e dalla Medicina del Galliera. «Il problema dellassistenza agli stranieri ha dimensioni notevoli - dice Paolo Bellotti, primario di Cardiologia del San Paolo, e promotore del convegno- Per esempio il primo problema che si verifica nei nostri ospedali è quello di capire i pazienti che non parlano la nostra lingua. Molte strutture regionali si sono dotate di manuali di base per la traduzione tra litaliano e le lingue più usate come lo spagnolo o il cinese». Nellospedale Galliera, che - non solo a livello ligure - è tra i centri che accoglie più stranieri in assoluto, anche al pronto soccorso, i medici stanno tentando anche di rendere più facile laccoglienza verso i mussulmani, in particolare le donne che non vogliono essere visitate se non da medici del loro stesso sesso. Un lavoro nel lavoro. Un impegno in crescita in una regione dove gli stranieri residenti sono oltre 65mila, soprattutto ecuadoriani (a Genova è presenta la seconda comunità ecuadoriana dItalia), marocchini (terza comunità nazionale) e peruviani.
Ma non basta. Nel curare gli stranieri, secondo gli specialisti, servono anche i farmaci giusti. «Dal punto di vista scientifico-farmacologico siamo davvero indietro - prosegue Bellotti -, i grandi studi scientifici per validare i farmaci, infatti, si fanno su popolazioni selezionate e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di pazienti europei o americani, stiamo quindi usando parametri validi per la nostra popolazione anche sulle altre etnie senza avere prove scientifiche».
Secondo gli esperti esiste inoltre un fenomeno nuovo di utilizzo delle medicine tradizionali in Italia. «Un dato di cui non siamo veramente a conoscenza - ha proseguito il primario -, non sappiamo infatti quale sia la loro valenza reale».
Ma un dato resta costante nel tempo: la maggior parte degli immigrati si ammala subito dopo larrivo in Italia. Il migrante per motivi di lavoro, secondo i medici è portatore di un «patrimonio di salute», visto che nella maggioranza dei casi il suo viaggio è il risultato di una scelta per il gruppo da cui proviene. Ma se al suo Paese è in salute cambia tutto allarrivo in Italia. Generalmente subito non ha sintomi particolari, ma sono le condizioni lavorative e ambientali a determinare linsorgenza di nuove malattie o laggravamento di quelle preesistenti inizialmente asintomatiche. Gli esempi più comuni sono lasma, la tubercolosi e le broncopneumopatie. In questi casi, non avendo cartelle cliniche precedenti, né potendo contare su referti medici la storia del paziente devessere ricostruita dal racconto dello stesso.
Ma è nei pronto soccorso che ci sono sempre i maggiori problemi. «A differenza di altri paesi in Italia le cure urgenti sono garantite a tutti, ma solo nel pronto soccorso - spiegano gli esperti a Genova -.
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