La medicina predittiva Ecco la nuova frontiera

La medicina predittiva  Ecco la nuova frontiera

di Luigi Cucchi

Più del 50 per cento delle malattie cardiovascolari si manifesta in episodi acuti (infarto, ictus) e, dunque, troppo tardi e con conseguenze gravi.
La cardiologia più innovativa cerca di individuare tutti quei segnali che possono far anticipare le cure evitando l’evoluzione drammatica della malattia. I cardiologi parlano di diagnosi di malattia preclinica, ovvero di come i fattori di rischio cardiovascolare causino delle anomalie che possono essere trattate.
Centinaia di cardiologi si sono riuniti il 17 e il 18 febbraio all’università Vita e salute San Raffaele di Milano per il Milan Cardiology 2012, un incontro scientifico internazionale sulle nuove frontiere della cardiologia.
Gli studi più promettenti emergono, in particolare, dalla prima e dalla terza sessione del congresso, dedicate ai fattori di rischio e ai primi segnali della malattia oltre, ai problemi della rivascolarizzazione.
Si gioca un ruolo fondamentale il carattere predittivo delle evoluzioni più recenti in ambito di ricerca clinica.
Di particolare interesse sono gli studi prodotti dalle ricerche del professor Paolo Guido Camici, chairman del congresso e direttore del Centro malattie del miocardio dell’ospedale universitario San Raffaele.
Il professor Camici è rientrato in Italia nel 2010 dopo un’esperienza ventennale, sia clinica, sia di ricerca presso l’Imperial College di Londra, impostando al San Raffaele un’unità di cura specifica per le malattie del miocardio, conseguente ai suoi studi sull’applicazione delle tecniche di imaging (Pet) in ambito cardiovascolare.
Camici ha analizzato e valutato le disfunzioni tramite imaging non invasivo mediante tomografia a positroni (Pet), cui vanno incontro i piccoli vasi coronarici (microcircolo coronarico).
Questa parte del circolo coronarico, che ha la funzione di permettere aumenti fino a quattro-cinque volte del flusso coronarico quando il cuore lavora più intensamente, diventa disfunzionante nelle persone con fattori di rischio, spesso senza alcun sintomo.
L’esame Pet può però già svelare l’anomalia anche in assenza di disturbi percepiti e in alcuni casi la disfunzione del microcircolo può essere trattata con farmaci che, somministrati repentinamente, possono contribuire a ritardare o interrompere la progressione della malattia.


Sono queste le nuove frontiere della ricerca cardiovascolare che offre sempre più spazio alla collaborazione tra studiosi delle malattie del miocardio e specialisti della medicina nucleare.
Queste ricerche potranno contribuire alla conoscenza dei fattori scatenanti fasi acute, come infarto e ictus, in pazienti che non hanno alcun apparente rischio cardiovascolare.

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