Cronache

MEGLIO IN «C» CHE DISONESTI

MEGLIO IN «C» CHE DISONESTI

Diamo per fatte le premesse. E cioè che tutti sono innocenti sino a sentenza definitiva, che non è detto che tutte le intercettazioni possano essere usate e che il garantismo deve essere d’obbligo per tutti. Sono regole che abbiamo talmente chiare da avere, nei giorni scorsi, rinunciato a malincuore alla pubblicazione di alcune notizie (altre invece non le avevamo proprio e altre ancora le abbiamo date solo noi), pur di non transigere rispetto ai nostri principi.
Però staremmo a prenderci in giro se non dicessimo che - per la particolarità del processo sportivo, che è il contrario del garantismo e parte dal presupposto di colpevolezza anzichè da quello di innocenza, ribaltando l’onere della prova - il rischio di retrocessione a tavolino o di fortissima penalizzazione per il Genoa è sempre più concreto. Lo diciamo a malincuore, lo diciamo sperando di venire smentiti domani, ma lo diciamo perchè non siamo soliti dire bugie. Nemmeno quelle pietose o autoconsolatorie, che tanto piacciono ai genoani con i paraocchi.
Ecco, se dovesse andare così, se davvero i dirigenti del Genoa venissero ritenuti colpevoli di ciò di cui li si accusa, io credo che, anche con la morte nel cuore, i veri genoani dovrebbero essere felici. Perchè potrebbero insegnare a testa alta ai loro bambini che è meglio essere in B o C o in D o in Terza Categoria, ma puliti. Piuttosto che in A macchiati dal sospetto. E i veri genoani, se le accuse fossero provate, dovrebbero augurarsi che si faccia piazza pulita di tutti i personaggi che, dicendosi genoani, hanno infangato la loro amatissima maglia e la loro amatissima storia.
Parlare di complotti; insultare magistrati, cronisti o imprenditori; fare inutili cortei o ridicole professioni di fede non rende onore alla verità, né al Genoa. E se è naturale che lo facciano gli agit-prop di professione, dispiace che nelle difese d’ufficio di atti che, se confermati, sarebbero indifendibibli, ci metta la faccia anche gente altrimenti seria. E, d’altro canto, dispiace che l’unico davvero legittimato a difenderli, il nostro carissimo amico Alfredo Biondi, sia stato trascinato su un palco a partecipare a una festa guastata dagli urlatori.

Non lo merita la sua storia e non lo merita la storia del Genoa.

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