Cronaca locale

La memoria di Crescenzago questa sera al Dal Verme

Cronaca di una città multietnica con lo spettacolo-evento di De Vita

Viviana Persiani

Si è abituati a guardare con sguardo torvo l’immigrato, l’africano, lo straniero, coloro che, secondo la mentalità comune, è causa di disordini nella nostra società avanzata e benestante. Qualcuno, tuttavia, prescindendo dai luoghi comuni, ha intrapreso un cammino verso la scoperta di possibili legami, tra la storia dei milanesi e il triste presente di queste persone alla ricerca dell’El Dorado.
Questa sera, al Teatro Dal Verme, a ingresso gratuito, con Voci dai quartieri del mondo, il direttore del Teatro Officina Massimo De Vita presenta un’operazione scenica di grande coraggio, con l’intento di restituire al pubblico la cronaca della storia di una città multietnica.
«Mi accorgo che mi è impossibile ormai separare il lavoro di palcoscenico dagli incontri con le persone, dai racconti che mi hanno fatto. Il teatro è diventato per me il luogo di restituzione della vita alla vita, insieme vissuta e condivisa. Questo mi resta. Di tutto il resto non so». Partendo da questa visione, De Vita ha condiviso il progetto con Daniela Airoldi, condirettrice della sala di via Sant’Elembardo e responsabile coordinatrice del progetto, che racconta come sia stato fatico, ma entusiasmante andare alla ricerca di aneddoti, di racconti di vite comuni, di operai e di lavoratrici alle prese con la catena di montaggio.
«Si tratta di uno spettacolo-evento - spiega Airoldi -, risultato di un progetto creato sulla base della memoria storica di signori e donne anziane di Crescenzago, un quartiere di Milano che ha assunto ormai i connotati di paese. Andando ad intervistare queste persone, infatti, si percepisce una dimensione e un’atmosfera particolari, come se vivessero non in una metropoli, bensì in una realtà più circoscritta, dove il punto di ritrovo era ed è ancora il circolo, il bar vicino a casa».
Andando a scoprire le radici di questi anziani, si è compiuto un percorso attraverso le storia: dal dopoguerra, alle difficoltà per riemergere, dalla vita di fabbrica che apriva le porte anche alle donne e al mondo nuovo al quale queste ultime si sono affacciate. «Gli intervistati sono andati a recuperare i ricordi di vita operaia presso la Magneti Marelli, la fabbrica che si è sviluppata in quella zona. Le testimonianze delle donne sono state quelle più simboliche: turni, catene di montaggio, timori di non essere all’altezza. Queste signore si sono trovate inserite in un “mondo più grande” dove poter sviluppare nuovi rapporti e relazioni».
Questa la storia, ma oggi come vivono questi anziani? «Vivono come pensionati, con un senso di fatica sulle spalle e di solitudine, al fianco di una vulnerabilità e di una fragilità facilmente intuibile dalle loro parole». Cosa unisce, allora, i trascorsi dei nostri concittadini agli stranieri che oggi popolano non solo il quartiere di Crescenzago, ma tutta la nostra metropoli? «Siano andati alla Casa della Carità di via Brambilla, un centro di accoglienza dove sono ospitate cento senzatetto, addirittura di 43 nazionalità differenti. Anche con queste persone abbiamo indagato attorno alle loro radici».
Con la partecipazione di Lella Costa e della Original Rom Big Band, questa sera verrà restituito il racconto di tutte queste persone, dando l’opportunità alla platea di ripercorrere le tappe che l’hanno condotta a vivere il presente.

«Sulla scena saranno gli attori a dare voce alle testimonianze raccolte, fatta eccezione per alcune storie che invece verranno raccontate di persona dai protagonisti: un eritreo e un afghano, profughi umanitari, saliranno sul palcoscenico dando prova di grande coraggio».

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