Trionfo del progresso in cui era la Luce a sconfiggere l'Oscurantismo. Il Ballo Excelsior, in scena alla Scala nel 1881, fu profetico anche per il futuro industriale e sociale di Milano: soltanto due anni dopo infatti - con la costruzione dell'impianto termoelettrico di via Santa Radegonda - Milano fu la prima città dell'Europa continentale a essere dotata di energia elettrica, quasi in contemporanea con New York e Londra e ben prima di Berlino. Fu così che 1500 imprese, 50mila operai e 400mila abitanti vennero «illuminati» e anche grazie a questo la città si avviò a diventare la capitale economica del Paese. I primi anni del Novecento per Milano furono un boom importante almeno quanto quello del secondo dopoguerra: un nuovo macello, un nuovo mercato del bestiame e ortofrutticolo, la nascita dell'istituto case popolari, venti chilometri nuovi di zecca per la rete tramviaria urbana. Serviva sempre più energia e la privata Edison, che fino ad allora riforniva in monopolio la città, non bastava più. Così nel 1910 venne indetto un referendum a cui i cittadini risposero in massa e positivamente: nasceva l'Azienda Elettrica Municipale, Aem, e dalla Valtellina, arrivò energia idroelettrica offerta agli utenti privati milanesi alle tariffe più basse d'Italia. I lampioni di piazza del Duomo e le indimenticabili insegne pubblicitarie luminose che campeggiavano di fronte alle guglie, le lampade a parete dell'ingresso del Piccolo Teatro di via Rovello e del Teatro alla Scala, la «turta di spus», la grandiosa fontana di piazza Castello, realizzata proprio dall'Aem per celebrare un incontro di Mussolini con i reduci dell'Abissinia e ancora, più avanti nel tempo, le mille luci di corso Buenos Aires e XXII Marzo hanno cambiato la città per sempre: «Alla luce argentina delle lampade elettriche - scriveva Luigi Capuana - che sfolgorano dalle vetrine del caffé Gnocchi, la Galleria, da bazar, si trasforma in salone». Fendendo l'aspetto «brumoso» che aveva sino ad allora caratterizzato la metropoli, l'Aem, ora A2A, ha fornito energia ai milanesi per cento anni, senza soluzione di continuità, dall'8 dicembre 1910. Quell'energia veniva da impianti valtellinesi, come la centrale di Grosotto, la prima a entrare in funzione proprio nel 1910, e quelli di Grosio, Premadio, Lovero, Sernio-Stazzona, Cassano, Fraele e le dighe si San Giacomo e di Cancano, fino ad arrivare, nell'Alta Valtellina e lungo il corso dell'Adda, a un sistema di produzione che comprende oggi sette centrali e tre serbatoi di accumulo in un dislivello di 1800 metri.
La storia dell'azienda e la nascita dell'energia tra le valli alpine, le condizioni degli operai e la grandiosità degli impianti, gli effetti straordinari dello sfruttamento delle risorse idriche sulla città - strade e fabbriche, uffici e negozi, ospedali e scuole, insomma sviluppo, innovazione e welfare - sono racchiuse in 180mila immagini raccolte negli archivi Aem ora in parte esposte, in occasione del centenario, alla Triennale, da domani fino al 9 gennaio, nella mostra «L'energia di Milano».
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