La Milano sportiva è off limits per chi usa la bici

Hanno inforcato la bicicletta, armati di lucchetto e macchina fotografica e sono partiti. In bilico tra una rotaia e l’altra, un pavè e un’abbondante dose di traffico e hanno fatto il tour degli impianti sportivi. La scuderia di Ciclobby si è messa all’opera per stilare un piccolo dossier. Obiettivo: studiare la situazione di accessibilità per le due ruote degli impianti della Milano Sport.
Piscine, palestre, campi da gioco e di atletica che offrono la possibilità di fare sport, d’estate e d’inverno, a tre milioni e duecentomila cittadini, mentre i corsi sono frequentati da 60mila utenti l’anno. Un numero piuttosto elevato cui non corrisponde, però, un’accoglienza adeguata da parte di Milano sport, la società che gestisce gli impianti, almeno per i ciclisti. Su 21 impianti in cui si svolgono i corsi e che sono aperti al pubblico per attività libere durante tutto l’anno, infatti, 10 risultano non accessibili alle biciclette.
Cosa vuole dire? Che è vietato entrare con biciclette come si può leggere sui cartelli messi all’ingresso del Lido, della piscina Bacone, della Cappelli Sforza, della piscina Cozzi, del centro sportivo Crespi, della De Marchi, della Mascagni, della Murat, della piscina Procida, della Saini, della Suzzani, della piscina Romano Scarioni, della Maspes Vigorelli, del Palalido. Per sette strutture sono presenti parcheggi per biciclette esterni, in condivisione con gli spazi per le moto, mentre su 11 impianti su 21 è garantita l’accessibilità alle biciclette. Accessibilità, però, non è sinonimo di sicurezza: le rastrelliere all’interno delle strutture non permettono di legare per bene le biciclette.
La dimostrazione? Spesso le bici sono legate a pali e a recinzioni. In generale, comunque, non sono consentiti parcheggi coperti o custoditi. Insomma per quanto riguarda i parcheggi per 3 impianti non esistono in assoluto, 3 hanno meno di dieci posti bici,7 hanno tra i 10 e i 20 posti bici.
«Il quadro tracciato dal Fiab ciclobby - dichiara Marino Bartoletti, presidente dell’Associazione Italiana Città Ciclabili e Amministratore delegato di Milano Sport, è interessante. Adesso andrò a verificare di persona. C’è da dire che in merito al divieto di ingresso per le bici al Lido, per esempio, è dovuto al fatto che alcune mamme si sono lamentate della presenza delle bici».
«Non servono investimenti maggiori ma un’attenzione più diffusa sugli impianti - sostiene Maurizio Baruffi, capogruppo in consiglio comunale dei Verdi -. Oggi in consiglio comunale verrà approvata la delibera sul contratto di Milano Sport, che libera risorse per investimenti sugli impianti sportivi. Nessuno pretende che la priorità siano le rastrelliere per le bici, ma che quantomeno ci sia un segnale di miglioramento: oggi coprono solo il 10 per cento della necessità, fra un anno chiediamo che siano almeno triplicate.

La società aiuti i milanesi ad andare a fare sport in bici, e non in suv».

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