La pittura di Camille Pissarro approda a Pavia: sarà l'ennesima mostra blockbuster allestita alle scuderie del Castello Visconteo? Le premesse ci sono tutte.
«Pissarro. L'anima dell'Impressionismo», appena inaugurata e aperto fino al 2 giugno, porta nella città lombarda una discreta serie di opere che permette di seguire la lunga parabola artistica del pittore.
Si comincia con le esperienze giovanili di questo artista «esotico» (nacque nelle Antille danesi) che viaggiò molto prima di approdare a Parigi per studiare belle arti. Divenne amico di Camille Corot, di cui la mostra presenta un paio di lavori, e da lui imparerà a dipingere «en plein air», all'aria aperta: stava per succedere una rivoluzione nel mondo dell'arte e Pissarro sarà tra i protagonisti.
Il 1860 è un anno cruciale: si fidanza con Julie Valley, da cui avrà otto figli, e va a vivere in campagna ma non rompe i contatti con Parigi. Il suo riferimento sarà sempre il Caffè Guerbois, dove beve al tavolo con Manet, Renoir e Monet. Quando l'esercito prussiano mette a ferro e fuoco la regione in cui vive e la sua casa viene bruciata, l'artista scappa a Londra.
In mostra ci sono i quadri del triste periodo inglese e poi il tanto atteso ritorno a casa: la natura è splendida in Flowering Orchard e L'Oise à Pontoise, forse i lavori più significativi esposti, e Pissarro diventa, anche grazie al suo carattere socievole, il punto di riferimento degli artisti che volevano scardinare le regole accademiche della pittura. L'esibizione testimonia il profondo legame con Paul Gauguin e con Van Gogh e con gli allievi che Pissarro, professore di pittura, seguì con scrupolo, compresi i suoi figli (Lucien fu quello con gli esiti più felici).
Innamorato della luce, come si vede da La Verger à Eragny e da Paysage à Berneval, Pissarro dipingerà fino all'ultimo, nonostante una complessa infezione agli occhi: il suo atelier negli ultimi anni diventerà la stanza di un hotel parigino e la mostra si chiude, significativamente, sulle immagini di vita che l'artista, anziano e malato, sapeva cogliere dalla finestra. Il comune di Pavia, come già con Renoir e Monet, ha affidato l'ideazione e la produzione della mostra ad Alef, società di organizzazione di eventi culturali: i numeri, sino a oggi, gli danno ragione.
Nel 2013 la mostra su Renoir totalizzò 63mila visitatori mentre quella di Monet, appena conclusa, ha fatto il record: 75.344 visite, i tre quarti delle quali provenienti da fuori. Anche i milanesi stanno scoprendo il capoluogo dell'Oltrepo come città d'arte con una buona offerta di attrazioni culturali ed enogastronomiche. Secondo le stime di Alef, Pissarro non farà meno di 50mila visitatori richiamati ancora una volta, come insegnano i passati successi di Marco Goldin a Treviso, da mostre dall'impianto più emozionale che scientifico.
Il romanzo degli impressionisti» di Irving Stone, sono le parole dello stesso Camille Pissarro a guidare i visitatori in un percorso che pare uno spettacolo sensoriale con musica, video e persino fragranze a tema.
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