Tra avanguardia e neoromanticismo

Tutino: «Basta divisioni tra compositori». Domani incontro in Sormani sul suo libro

Luca Pavanel

Avanguardisti, microtonali, minimalisti, postmoderni, sperimentali, spettralisti e neoromantici. Musica contemporanea, Milano come una Babele. Quante «voci» musicali si levano. A volte a dire il vero in un clima da tifoserie, dietro le quinte non sempre in «armonia». Lo spunto per riparlarne è la comparsa pubblica di Marco Tutino, che domani pomeriggio presenterà alla Biblioteca Sormani una sua fatica letteraria - «Il mestiere dell'aria che vibra» (Ponte alle Grazie, 254 pp.) - in un incontro-dibattito con l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno, il direttore della Civica Scuola di Musica «Claudio Abbado» Andrea Melis e la scrittrice Francesca Scotti. «Il mio libro è un'autobiografia professionale - attacca Tutino, uno dei principali esponenti del cosiddetto neotonalismo (corrente degli anni '80 nata come reazione all'avanguardia, ndr) -. Riguarda una porzione del mio rapporto con la musica, l'opera lirica. Ho cercato anche di inserire una sorta di manuale che può essere utile ai giovani».

Sfogliando ci si imbatte anche nelle sue «gesta» giovanili, quando scrisse una «lettera aperta», pubblicata nell'81 sulla rivista Musica/Realtà, al suo maestro Giacomo Manzoni, uno dei principali esponenti dell'avanguardia. «Esprimeva uno stato d'animo, un disagio verso una musica colta confinata in un recinto elitario, arroccata, con un linguaggio autoriferito e pseudo-scientifico». Tutino crede che quella «tesi» abbia fatto centro. Risultato: via via il fronte dei neoromantici si è allargato, conquistando pure grandi nomi prima magari dall'altra parte della barricata, come «Rautavaara, Adams e Part».

Nella Milano definita dall'intellettuale «città particolare» - aperta al mondo e «roccaforte della musica colta» - a suo dire «sopravvivono degli atteggiamenti di separatismo, ognuno cerca di fare le sue cose - conclude -. Non si è ancora capito che la cultura non dovrebbe essere divisa, dovrebbe invece marciare unita. Più musica c'è, è meglio è per tutti». L'assessore-compositore Del Corno crede che il «movimento neoromantico abbia dato una bella scossa al dogmatismo ideologico imperante nella musica contemporanea», del passato col risultato che oggi vi sia «la possibilità concreta di alimentare il repertorio dei teatri lirici con nuove opere». E non è difficile in una capitale lombarda dove «vi è una grande pluralità di proposte, con programmazioni non più determinate da barriere e steccati, ma al contrario porose e molteplici». Si pensi a Milano Musica che include Glass e Sentieri Selvaggi che esegue Nono. E il pubblico, giovani compresi, come reagisce?

«È interessato a tutto ciò che non è privo di vigore espressivo - afferma il direttore della Civica Melis - risieda esso nella cosa in sé, nel modo di proporla e porgerla, meglio ancora se in entrami».

Come compositore si colloca «in campo pagano»: «Venero la divinità della musica ovunque manifesti il proprio sacro prodigio». Spazi e porte aperte, dunque, senza censure culturali. Lapidario Melis: «Ci mancherebbe altro...».

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