Cronaca locale

CASE MILANESI

Simone Finotti

Nel 1923, in via della Moscova, si inaugurava quella che, per molti milanesi, sarebbe diventata la Ca' Brütta: condominio-mastodonte, stravagante «insula» curvilinea ad alta densità residenziale in un quartiere allora dominato dai villini, era il primo biglietto da visita di Giovanni Muzio, che vi intrecciò suggestioni metafisiche, frammenti di linguaggio classico ed echi palladiani. Manco a dirlo, fu accolta a suon di feroci polemiche, e non solo dai puristi. Ma non era affatto una beffa: al contrario, era l'atto di nascita di quella Milano Moderna oggi tanto ammirata e studiata. Mezzo secolo più tardi, in un mondo che nel frattempo era cambiato come mai prima di allora, un affermato Vico Magistretti portava a termine, a pochi isolati di distanza, il grande edificio prospiciente San Marco; intanto Umberto Riva chiudeva la sua esperienza progettuale in via Paravia. Era il 1973 e la trasformazione poteva dirsi compiuta: il primo Novecento aveva lasciato il posto al Razionalismo, spazzato via dalla guerra in nome di una nuova leggerezza che aveva aperto il campo all'avvento del design. Nomi come quelli di Muzio, Riva e Magistretti, insieme a Piero Portaluppi, Luigi Caccia Dominioni, Aldo Andreani, Gio Ponti, Ignazio Gardella, Luigi Moretti, Figini e Pollini e molti altri, che hanno reso Milano un museo a cielo aperto scrivendo pagine indelebili nella storia dell'architettura residenziale, sono ricordati nella mostra «Case Milanesi 1923-1973. Immagini di una città», organizzata dal Fondo Ambiente Italiano e visitabile a Villa Necchi Campiglio fino al 6 gennaio 2019. Ospitata nella casa-gioiello del FAI, icona dell'art déco milanese, la mostra è curata da Orsina Simona Pierini e Alessandro Isastia, che hanno operato una selezione delle più significative abitazioni cittadine di quel cinquantennio partendo dal lavoro svolto per il volume omonimo, uscito lo scorso anno per Hoepli. In tutto 23 le case scelte, che rivivono attraverso progetti, schizzi, disegni, documenti e materiali rari, periodici, riviste specializzate, immagini e fotografie d'arte come quelle di Gabriele Basilico e Stefano Topuntoli: dal soggiorno di Muzio alla Ca' Brütta all'appartamento di Gardella in via Marchiondi, passando per la dimora di Gio Ponti in via Dezza e le idee moderne di Caccia Dominioni in via Vigoni. Facciate, camere da letto, sale da pranzo e salotti che hanno segnato il trionfo della civiltà borghese, come ci ricorda l'installazione scenografica nella Galleria degli armadi. Cuore dell'esposizione la lunga parete dove sono presentate le case scelte attraverso i tanti diversi prospetti che hanno costituito la nuova immagine della città, uno accanto all'altro alla medesima scala. Proprio di fronte, ecco le foto, le piante e una selezione dei materiali utilizzati, per «toccare con mano» la pelle degli edifici. Non mancano approfondimenti sugli interni, mentre nel vestibolo che porta al sottotetto prende vita, sul pavimento, una grande mappa di Milano che permette ai visitatori di muoversi virtualmente attraverso la città e dominare la topografia del rinnovamento urbanistico direttamente camminandovi sopra.

Molte le iniziative a margine: itinerari guidati in città, incontri di approfondimento con riflessioni e testimonianze e persino una mostra-mercato di arte, antiquariato e design, il 24 e 25 novembre.

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