Corsa, nuoto, lippa: lo sport è nato qui

Testi brevi. Carezzevoli. Malati appena un po' di nostalgia. E foto che valgono il viaggio, avventuroso, all'indietro nel tempo. Cartoline dalla Milano formato Expo 1906. Ecco l'intuizione del libro firmato da Leo Siegel, giornalista di lungo corso, scrittore, membro dello staff dell'assessore allo sport del Pirellone Antonio Rossi, presidente della Lega nazionale hockey pista e tante altre cose. Siegel gioca come un enigmista col passato fin dal titolo: Milano Export 1906 (il libro è pubblicato da Lasergrafica Polver) e ci riporta direttamente alle uniformi impettite sul prato del Parco Sempione, vicino a gigantesche mongolfiere, quel fatidico 28 aprile 1906, giorno in cui l'Esposizione Internazionale apre i battenti. Poi comincia lo slalom fra le discipline nate o importate o comunque impostesi in quella stagione pionieristica e colma di entusiasmo. Ecco l'atletica leggera: «Corsa veloce -scrive l'autore recuperando il linguaggio arcaico di cento anni fa - salto con e senza pedana, salto in alto con e senza rincorsa, salto in lungo, salto con l'asta, lancio della pietra». Che fa tanto Flinstones. A proposito, una foto mostra un tizio che s'inerpica con la sua asta verso il cielo e guarda il mondo a testa in giù. Siegel questa volta pone un interrogativo elementare e vagamente ironico: «Dov'è il materasso che attutisce la caduta?» Mistero. La carrellata prosegue: ci sono le copertine della Domenica del Corriere, che restituiscono la leggerezza elegante della Belle Epoque, le prime automobili, gli albori del baseball e le bocce. Sport alto e sport popolare: sport per tutti. Ritagli di giornale. Vignette. Cronache in dialetto stretto. Milan e Inter nella cornice napoleonica dell'Arena. Ma non solo. Un'immagine strepitosa ci mostra Antonio Gerbi, fresco vincitore del Giro d'Italia. In mano ha un mazzo di fiori, il bacio della miss invece è di là da venire. I milanesi di quella generazione si accontentano di poco: si cimentano con le acque dei Navigli e nuotano in Darsena. Oppure danno vita a feroci partite di lippa nelle strade ancora poco frequentate dalla macchine: « Da bambino – ha confermato l'ex sindaco Carlo Tognoli, intervenuto con Marco Formentini alla presentazione del volume giovedì pomeriggio all'Urban Center – ci piazzavamo in via Botticelli, dove abitava mia nonna, e iniziavamo i lanci accompagnati dal classico grido vun, du, tri, lippa. Attenzione – precisa Tognoli - senza quella sequenza di numeri sparati a squarciagola la giocata non era valida». Insomma, la città del primo Novecento – e anche quella dei decessi successivi – si diverte come può. Con pochi mezzi, un pizzico di creatività e un'ottima capacità di adattamento. E però si prova di tutto: già nel 1893 è nato in via Mario Pagano il Tennis Club Milano e nel 1913, centouno anni fa, la città «progressista ospita la prima edizione dei campionati italiani femminili e il doppio misto». Con le campionesse puntualmente in posa nelle loro pudiche ma poco pratiche tenute che coprono tutto il corpo, con quelle gonne lunghe lunghe che scendono fino ai piedi e rendono complicati i movimenti. Però uomini e donne non si arrendono e sperimentano nuove emozioni: nel 1923 apre il palazzo di via Piranesi e Milano scopre il ghiaccio. Inizia l'epopea gloriosa dell'hockey, sport che per una troppo breve stagione sarà secondo in città per numero di spettatori solo al calcio. Si resta sgomenti nel pensare che oggi via Piranesi non ci sia più e che molti giovani nemmeno sappiano cosa sia stata quella pista per molti di noi. Chissà. Forse il libro di Siegel sarà la scintilla per avviare una riflessione critica e autocritica: il Palazzo dello sport crollato sotto il peso della neve e mai ricostruito, la fuga di tante discipline strozzate dai costi, la crisi che morde.

L'autore però non sprofonda nel pessimismo e anzi ci regala in coda un tributo, quasi un cameo, all'umorismo irresistibile dei Legnanesi che anche quest'anno hanno fatto centro: quasi cinquantamila spettatori al Nazionale in sette settimane, fra gennaio e febbraio. C'era anche Giovanni, al secolo Luigi Campisi, in Galleria all'Urban Center per rendere omaggio alla città della Gazzetta dello sport, dei trofei e delle coppe, delle pagine inarrivabili di Gianni Brera.

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