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Ecco perché l'Sos di Sonia non le ha salvato la vita

La denuncia dell'ultima violenza è rimbalzata due mesi tra pm e polizia Solo ieri l'assassino si è reso conto di averla uccisa: «Pensavo fosse svenuta»

Ecco perché l'Sos di Sonia non le ha salvato la vita

Un amore malato, fatto di alcol, droga, gelosia, botte anche se solo in un'occasione Sonia Trimboli, 42 anni, trovò la forza di denunciare Gianluca Maggioncalda, suo coetaneo. Facendo partire la macchina della giustizia. Ma, prima del processo e della quasi certa condanna, l'uomo le stringe per l'ennesima volta le mani al collo. «Credevo fosse svenuta come le altre volte» ammetterà poi alla polizia. Confermando dunque come le aggressioni fossero all'ordine del giorno. Sempre sopportate in silenzio dalla donna convinta a tornare.

Dal carcere intanto, Gianluca afferma di aver compreso solo ora la gravità di quello che ha fatto. «È disperato, ma continuerà l'atteggiamento collaborativo con la giustizia tenuto finora» ha spiegato il suo avvocato Luigi Rossi. Già oggi, nel corso dell'interrogatorio del gip, dovrà raccontare di quella relazione punteggiata di liti furibonde causate dalla sua gelosia. Una delle delle quali, la notte tra il 28 e il 29 agosto, determinò l'intervento di polizia e 118 in via Orti 18, l'ex appartamento della nonna di lui. La ragazza viene portata priva di sensi al Policlinico, con lesioni varie e la perforazione del timpano: un mese di prognosi. Nel frattempo gli agenti del commissariato Monforte Vittoria, vista la trascorsa flagranza, devono limitarsi a denunciare l'uomo a piede libero. Un sottufficiale viene comunque subito spedito in ospedale, per raccogliere la denuncia della donna. Sonia racconta il pestaggio, i tentativi di chiamare il padre, le fughe frustrate dall'uomo che la ripigliava ogni volta trascinandola in casa per i capelli. E quelle minacce: «Non voglio vederti con nessuno, altrimenti non esci viva da questa stanza» e i due tentativi di strangolamento.

Gli investigatori raccolgono il materiale e lo trasmettono al magistrato che dispone le consuete deleghe. Il commissariato Ticinese viene incaricato di sentire la vittima, il padre e un'amica. Operazioni poi effettuate nei giorni successi. Gli atti tornano al commissariato Monforte che si appresta a chiudere il fascicolo. Sono i consueti «tempi tecnici» della giustizia, Sonia del resto sembra essere al sicuro, essendo tornata dal padre in viale Bligny 58. Ma Gianluca riprende a gironzolarne sotto casa Sarebbe bastata una telefonata al 112 per segnalare la sua presenza in strada e, con la denuncia del 29 agosto sarebbe scattato lo stalking e le manette.

Sonia invece si fida e riprende la relazione fino al tragico epilogo di domenica pomeriggio quando lo segue nella mansarda, sopra casa dei genitori in via della Commenda 28. Riesplode la follia dell'uomo.

Questa volta le stringe un laccio al collo fino a farla cadere esanime. Poi rimane otto ore seduto sul divano, infine chiama un amico a cui confessa tuto, facendo scattare l'allarme. Più tardi dirà agli investigatori: «Cedevo fosse svenuta, come tutte le altre volte».

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