Giulio Gallera, consigliere regionale di Forza Italia ed ex assessore al Welfare, meglio il voto anticipato o è tra quelli che avrebbero allungato la vita al premier Draghi?
«Da liberale animato da forte senso di responsabilità dico: meglio le elezioni e un governo con una base parlamentare coesa che un presidente del Consiglio autorevole sostenuto da partiti troppo distanti e litigiosi. Draghi è una persona estremamente autorevole che ha lavorato molto bene e mi sono fortemente riconosciuto nella sua azione di governo, ma mi ha deluso il suo atteggiamento in questo momento».
Dove ha sbagliato?
«Da una persona di grande intelligenza come lui, consapevole di essere alla guida di un governo di unità nazionale che tiene insieme tante sensibilità, mi sarei aspettato un discorso ecumenico, che richiamasse i punti comuni e non che evidenziasse le asperità. La fine di Draghi è stata determinata in primo luogo da Draghi steso: mi è sembrato quasi il discorso di uno che non aveva più voglia di fare quell'azione faticosa di mediazione tra parti diverse. Ora superiamo il vulnus di governi che hanno posizioni antitetiche all'interno e diamo la parola agli italiani in modo che scelgano in modo netto la coalizione vincente. Ovviamente il centrodestra...».
Cosa pensa dell'uscita di Gelmini, Brunetta e Carfagna da Fi?
«Mi spiace perché sono stati rappresentanti importanti di Forza Italia nelle istituzioni. Però, che persone che hanno avuto tanto dal partito e avuto lunghe esperienze di governo con Lega e FdI oggi vengano a fare i difensori di un'ortodossia liberale che ora non sarebbe più rappresentata da Fi, suona stonato. Mi sarebbe piaciuto che fossero rimasti per fare con noi una battaglia per raggiungere il massimo risultato alle elezioni in modo che Fi, europeista, atlantista e con i suoi valori liberali, sia più incisiva. Le due coalizioni hanno sfumature diverse e io stesso non mi riconosco in tutto quello che dicono Salvini e Meloni, ma da liberale ritengo che il centrodestra offra ancora una maggiore agibilità politica rispetto al Pd o ad improvvide avventure terzopoliste che fino a oggi sono sempre state fallimentari. Servono solo a indebolire i poli e ad aprire quelle contrattazioni del giorno dopo il voto che sfiniscono i cittadini».
Si candiderà alle politiche?
«Mi rimetto alle valutazioni del partito, sono un uomo di partito e lo sono stato anche nel momento più difficile, quando mi è stato chiesto un passo indietro dall'assessorato al Welfare. Se la mia competenza servirà a livello nazionale sarò ben contento di candidarmi, altrimenti correrò per le regionali».
Aveva lasciato la poltrona del Welfare a Letizia Moratti che nelle scorse settimane si è fatta avanti per la presidenza della Regione al posto del presidente Fontana e ora sembra al lavoro per un movimento centrista.
«Fontana, pur sottoposto a pressioni e difficoltà in un momento straordinario come la pandemia, ha dimostrato enormi capacità. E dal momento che ha confermato la disponibilità a fare il bis, ha il diritto e dovere di guidare ancora la coalizione. Un passo indietro non sarebbe comprensibile e dovremo dare il massimo per farlo vincere e riconfermare il buongoverno suo e del centrodestra. Troverei molto originale che Moratti scegliesse una strada diversa. Ha servito lo Stato da sempre nell'alveo del centrodestra: presidente della Rai con Berlusconi premier e sindaco di Milano, poi chiamata a fare l'assessore in Lombardia. Non si capirebbe se le ambizioni personali la portassero a rinnegare 30 anni di vita pubblica con il centrodestra e penso che alle prossime politiche potrà avere un ruolo importante, sia da candidata che nel futuro governo».
Sarà una doppia campagna, politiche e regionali visto che in Lombardia si voterà comunque prima del 3 marzo.
«Sarà una campagna stranissima per le politiche, perché inizia praticamente ad agosto, il tempo è pochissimo e molta gente sarà in ferie e dovremo già ragionare anche in ottica 2023. Sarà soprattutto sui social, in tv, sotto gli ombrelloni all'inizio e da settembre nelle città».
Obiettivo?
«Fi farà campagna con il coltello tra i denti, vogliamo che il partito ottenga il maggior peso possibile per incidere
sulle politiche dei prossimi 5 anni. Chi ci vuole dipingere come orpello della Lega, piegati agli interessi della destra, non ha capito niente. Abbiamo sempre lavorato con la schiena dritta e difendendo i nostri valori».
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