Continua fino al 31 luglio, negli spazi dell’Hangar Bicocca di Milano, la mostra “Sunshine State”, un percorso di sei opere di video-arte e una scultura, frutto di vent’ anni di ricerca.
La mostra, curata da Vincenzo Todolì, è organizzata in collaborazione con Tate Modern Londra, dove l’artista l’aveva già installata ma che era stata chiusa quasi subito a causa della pandemia. La stessa è stata poi ripensata e progettata per gli spazi delle Navate dell’Hangar, con la richiesta dell’artista di non condividere fotografie, postare o fare video, per non perdere l’impatto emotivo e immersivo che le opere producono sugli spettatori.
Il percorso espositivo si snoda nello spazio, crea molteplici prospettive e visioni. Lo spettatore può quindi seguire liberamente le sette opere e entrare a farne parte in maniera immersiva. Entrando si è immediatamente avvolti dal buio più totale dove appaiono schermi giganti che raccontano con filmati e suoni. Primo fra questi è Static, un video del 2009: il rumore delle pale di un elicottero che gira attorno a una gigantesca statua della Libertà di New York; sono rapide riprese aeree, instabili, che disorientano. Girando lo sguardo a destra si è attratti dal movimento di una enorme stella rovente, il Sole, che si ripete su due schermi affiancati e anche sul retro dello schermo: sull’apertura del video si sente la voce di McQueen che pronuncia le parole “Shine on me, Sunshine State, shine on me”, seguite dal racconto del padre sulla persecuzione razziale nella Florida degli Anni Cinquanta e in particolare dell’episodio dove egli era stato inseguito e quasi ucciso per essere entrato, lui nero, in un bar di soli bianchi.
Questa è l’opera “Sunshine State” che dà il nome a tutta la mostra, un video commissionato e prodotto dall’International Film Festival Rotterdam e qui proposta in anteprima assoluta. Fasci di luce colpiscono due rocce di marmo rivestite di foglia d’argento, l’opera del 2016 ha per titolo Moonlit, ed è la sola scultura presente in mostra. Oltre a Static e Sunshine State, sono presenti anche le videoinstallazioni Western Deep, Caribs’ Leap, Charlotte e Cold Breath. McQueen sa raccontare la realtà e la condizione dell’uomo, la fragilità del corpo e della mente, la diseguaglianza, con i video e con i suoni, alternando momenti di rumori assordanti a momenti di assoluto silenzio. L’esperienza è immersiva, si è colpiti dal colore ma anche dal bianco e nero. Le molteplici prospettive portano lo spettatore a dover guardare in tutte le direzioni, in alto per gli schermi appesi al soffitto, ad altezza occhio per i video che colgono il dettaglio del corpo, a terra per osservare le rocce e l’opera che simboleggia le miniere d’oro in Tau Tona in Sudafrica.
Steve McQueen, regista, sceneggiatore e artista visivo, nasce nel 1969 nel quartiere londinese di Ealing, vive e lavora tra Londra e Amsterdam. Studia al West London College, al Chelsea College of Art and Design, al Goldsmiths College e conclude gli studi nel ‘93 a New York, al Tisch School of the Arts. Dal ’93 al ’97 realizza tre cortometraggi, il suo primo film è del 2008, presentato al Festival di Cannes e premiato, nel 2013, con il film 12 Years a slave, vince tre Oscar. Affianca al lavoro di regista quello di videoartista realizzando grandi installazioni ambientali in musei e importanti spazi in tutto il mondo.
Nel 1999 vince il prestigioso Turner Prize e nel 2010 è insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. La critica lo ha segnalato come uno tra i più importanti artisti e filmmaker del contemporaneo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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