L'sos da anestesisti e terapie intensive: «Restate tutti a casa»

Le rianimazioni: rischio calamità sanitaria A Pavia l'impianto di ossigeno quasi in tilt

L'sos da anestesisti e terapie intensive: «Restate tutti a casa»

Milano e tutta la Lombardia devono rallentare. Lo chiede (ancora) la Regione, con un videomessaggio dell'assessore al Welfare Giulio Gallera: «Sono giornate bellissime e i lombardi sono gente dinamica che ama socializzare ma in questo momento bisogna stare a casa, evitare assembramenti, attuare il distanziamento sociale. É fondamentale se vogliamo sconfiggere il Coronavirus. L'infezione si sta propagando in tutta la regione». Anestesisti e medici che staccano dopo turni massacranti in ospedale e descrivono le corsie come lazzaretti affidano a Facebook lunghe preghiere ai lombardi, per convincerli a cambiare stile di vita. Anche perchè il rischio è che, crescendo ancora l'epidemia, alcune strutture non reggano l'urto. Il Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia con un documento inviato al governatore Attilio Fontana ieri ha denunciato che le strutture sanitarie sono sottoposte a una pressione «oltre ogni misura, la situazione è al limite». Si tratta «di un evento grave che mette in pericolo la sopravvivenza non solo dei malati di Covid ma anche di quella parte di popolazione che in condizioni normali si rivolge al Sistema Sanitario per le cure di eventi acuti o cronici di qualsivoglia natura. Le attività ambulatoriali, la Chirurgia non urgente, i ricoveri nelle medicine si sono ridotte a livelli prossimi allo zero». Anche per questo motivo, prosegue il documento, «è assolutamente necessaria l'immediata adozione di drastiche misure finalizzate a ridurre i contatti sociali e utili al contenimento dell'epidemia. In assenza di tempestive ed adeguate disposizioni da parte delle autorità saremo costretti ad affrontare una disastrosa calamità sanitaria». E dal San Matteo di Pavia ad esempio è già scattato l'allarme sulla tenuta degli impianti di ossigeno. Il dirigente del pronto soccorso Roberto Rizzardi riferisce che ci sono così tanti pazienti attaccati al tubo dell'ossigeno che la pressione è al limite, si arriva a quattromila litri di consumo al minuto. I medici stanno testando soluzioni alternative per mantenere l'impianto in funzione, per ora regge ma chissà fino a quando se la situazione dovesse ancora appesantirsi.

Sos dalle corsie. C'è l'oncologa dell'Humanitas Gavazzeni e Castelli di Bergamo che descrive ricoveri «senza sosta», paziente che non respirano o sono in isolamento e non possono comunicare con i propri cari, confessa anche la paura di prendere o portare a casa alla famiglia quel virus. E avverte chi continua a non rispettare i limiti e a trovarsi in gruppo, credendo che la situazione non sia grave o riguardi solo persone molto anziane e pluripatologiche, che «ci sono giovani con quadri clinici pazzeschi». C'è l'anestesista che ammette che «le armi a disposizione per combattere un'infezione mai vista appaiono poche e sono quasi esclusivamente legate ad una esperta gestione del supporto ventilatorio», di fronte al senso di impotenza «non resta che chiedere di limitare le uscite alla stretta necessità, al momento il contenimento pare unica arma per limitare la malattia». La Lilt intanto (Lega italiana per la lotta contro i tumori) lancia invece un altro allarme, «effetto Coronavirus».

Il presidente Francesco Schittulli avverte che diversi pazienti oncologici «stanno rinviando i trattamenti specialistici oncologici per timore di poter contrarre il virus. Il malato oncologico non deve dimenticare che curare il cancro è prioritario».

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