«Il nuovo presidente? A Fondazione Fiera serve una rivoluzione»

Il piano dell'ex numero uno di Assolombarda «Ora portiamo qui le grandi manifestazioni»

Giannino della Frattina

Presidente Michele Perini, sul tavolo del governatore Maroni e del neosindaco Sala c'è la nomina del presidente di Fondazione Fiera.

«Una scelta difficile perché bisogna pensare a un progetto e non solo a un buon amministratore di condominio».

Corrono nomi di prestigio come Benedini e Fontana.

«Per un incidente sono fermo da un anno e ho avuto il tempo di approfondire uno sviluppo della Fondazione che porti a una grande valorizzazione della controllata Fiera Milano spa».

Da dove si deve partire?

«Dal fatto che nello scenario internazionale stanno succedendo grandi cose e noi dobbiamo cogliere l'opportunità».

Per esempio?

«Brexit, con la sterlina debole e l'euro forte dobbiamo portare qui grandi fiere internazionali».

Fondazione cosa può fare?

«Servono grandi risorse e la Fondazione ha un enorme patrimonio di mille milioni di euro. Per Fiera pagare un affitto oneroso è stato un problema».

E quindi?

«Fondazione potrebbe cedere parte del suo patrimonio immobiliare a dei fondi e magari anche approfittare dei tassi di interesse che oggi sono bassi e consentire alla Fiera di investire molto di più, conquistando manifestazioni di prestigio».

Oggi cosa lo impedisce?

«Le disponibilità. I 60 milioni di euro di affitto erano un bel peso. Ora bisogna rilanciare».

E perché in questo la nomina del presidente della Fondazione sarà decisiva?

«Con un amministratore di condominio, in pochi anni diventeremo la fiera di punta del sud Europa e Milano sarà la capitale del nord Africa».

Qual è il ruolo della Fiera?

«Valorizzare il nostro sistema industriale con il suo tessuto di piccole e medie imprese».

Serve uno scatto?

«Io non voglio assolutamente giudicare chi ha lavorato in questi anni, non sarebbe corretto. Dico che tutti dobbiamo studiare con calma un piano per passare dal milione e 300mila metri affittati oggi ai 2 milioni».

Lei perché si candida?

«Per i 4 anni da presidente di Assolombarda, 12 della Fiera, 5 al Museo della Scienza. Credo di aver le competenze».

Allora lei dice che serve un tecnico e non un politico?

«Al di là della mia persona, dico che serve uno in grado di pensare a un progetto fieristico importante. E la politica rinunci a spostare le pedine secondo il manuale Cencelli. Hannover ha ridotto il suo quartiere fieristico, Francoforte fa il bilancio con le manifestazioni all'estero, adesso è Milano che deve crescere».

Come?

«Ripensando un piano industriale. Ho fatto uno studio sulle più importanti manifestazioni da portare qui. Ma le pare normale che la più importante fiera del food si faccia in Germania?».

La Fondazione deve gestire la riqualificazione del Portello. Lo stadio del Milan è andato in fumo e ora c'è l'udienza in tribunale.

«Tra Fondazione e Milan ci sono state, diciamo così, incomprensioni, poca chiarezza. Quella è un'area importante che ricuce una parte di città e la riqualificazione va rivista: servono investitori e fantasia».

Anche molto denaro.

«L'investimento per City Life ha tolto molte risorse, ma quello è un posto bello».

Il presidente Benito Benedini si ricandida.

«Come il Giuanin di Nanni Svampa non è più tempo per ottantenni. Spero che Milano abbia nelle forza di persone più giovani la capacità di puntare su progetti innovativi».

Altrimenti?

«L'ho detto, Milano diventerà la capitale del nord Africa».

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