Il Papa presto a Milano Scola: «Anche Gesù ha parlato di politica»

«Un peccato» il no a Mattarella dei sindaci leghisti. L'addio? «Io intendo andare avanti»

Sabrina Cottone

È l'8 settembre, si festeggia Santa Maria nascente, patrona del Duomo. Il cardinale Angelo Scola, dopo aver parlato in Duomo a sacerdoti, aspiranti sacerdoti e tanti fedeli, si concede ai giornalisti. Parla di migranti, dei sindaci leghisti che non hanno voluto incontrare Mattarella («un peccato»), del settantacinquesimo compleanno che si avvicina, insieme alle dimissioni che lui presenterà: «Poi il Papa dirà i tempi, i modi, quando».

L'arcivescovo non sembra avere un gran desiderio di andare via subito. «Io intendo andare avanti» dice illustrando i suoi programmi per il prossimo anno, i 23 decanati che deve ancora visitare, i Dialoghi di vita buona, oltre che un libretto con le indicazioni per il prossimo anno. Il Papa viene a Milano? la domanda. «Penso proprio di sì. Non è ancora ufficiale». In primavera? «Credo, più o meno. Dipenderà dalla sua agenda di viaggi. Penso che senz'altro verrà». Intanto sono arrivati i suoi auguri per i 25 anni da vescovo, che il cardinale festeggia il 21 settembre.

Scola parla dei migranti. Commenta il caso dei sindaci leghisti che a Brescia non hanno voluto incontrare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «È un peccato. Sono quelle forme di protesta indotte un po' dai mass media... Quanti erano? Venti in Lombardia non sono un'enorme quantità. Però è un peccato agire così». L'arcivescovo non si lascia sconvolgere dal rifiuto ad accogliere profughi: «Bisogna aiutare la gente a superare la legittima paura: ci sono 80 milioni di persone che stanno morendo nel mondo, serve un piano e solidarietà». Se un sindaco, come a Saronno, blocca un progetto di accoglienza della Caritas, «bisogna insistere, non demordere».

Un consiglio per combattere la paura? «Mettere in atto esperienze virtuose, come nella parrocchia di Bruzzano in cui sono stati coinvolti 150 volontari, gente che non è andata in ferie. Ho visto disponibilità, gentilezza di tratto. Se si prova... È agendo che si sfatano le paure». Ma non basta il comportamento dei singoli: «Ci vuole una politica che faccia un piano che implichi anche l'economia. Ciò comporta una ridiscussione dei rapporti di ineguaglianza della società e immaginazione sull'uso del denaro, soprattutto quando si fa merce».

Scola lancia un appello all'impegno in politica, nel volontariato, nella vita professione: «Chi si occupa di finanza deve interrogarsi su quale debba essere la

sua funzione». Tutto ciò perché «la vita sociale è la condizione del quotidiano e Gesù l'ha fatto prima di noi: ha pagato le tasse, ha discusso con farisei e altri di politica, ha detto: date a Cesare quel che è di Cesare».

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