Parisi oscura Sala in tv: «Giunta tutta politica, manca la Milano civile»

L'ex candidato boccia la squadra del rivale E sui migranti, il sindaco scarica su Roma

Meglio l'usato sicuro di Bruno Vespa o la novità di Michele Santoro? La disfida a distanza tra Stefano Parisi e Giuseppe Sala va in onda in tv, sulle rete Rai. A soffrire è il sindaco, confinato da Santoro a parlare in due battute di immigrazione e periferie alla fine di una puntata tutta dedicata a Flavio Briatore e ai tanti aspiranti Billionaire. Nel frattempo il suo sfidante per Palazzo Marino a Porta a Porta si confrontava sulle riforme costituzionali con la ministra Maria Elena Boschi. Oscurato Sala, costretto spesso a fare i conti con un Matteo Renzi sempre più presente a Milano. Sotto i riflettori Parisi, che parla in grande libertà («Forza Italia non è il mio partito») e attacca anche su Milano. Accadeva mercoledì sera. È solo uno dei tanti giorni.

Stefano Parisi è tornato ieri all'assalto di Sala su più fronti. Prima di tutto l'immigrazione. «Ha fatto molti errori, in linea con quello che si pensava. Il più grave l'incapacità di gestire questa forte pressione migratoria che era lì chiara e che invece non è stata gestita. E poi la scelta che ha fatto di una giunta completamente politicizzata tutta del Pd, al 90%, invece di mettere un po' di gente brava che viene dall'attività dalla Milano civile» l'attacco di Parisi su Radio24.

Il candidato sindaco del centrodestra si è anche prodigato in un mea culpa sulla campagna elettorale: «Mi hanno detto che non ho accusato e aggredito abbastanza Sala sui conti dell'Expo, forse hanno ragione». E per spiegare la sua sconfitta, non ha reso merito a Sala ma a Renzi: «Ho perso perché Renzi ha abbandonato il partito della nazione e ha fatto l'Ulivo. Ha preso i voti a sinistra della sinistra della sinistra. Ha ricompattato le fila e ha vinto per pochi voti. Ha vinto Renzi togliendosi di torno, è stata un'operazione abbastanza intelligente».

Insomma, Parisi discetta a tutto campo mentre Sala è costretto a confrontarsi con un governo amico, ma non felice se lui si allarga troppo.

Sarà anche per questo che ieri Sala ha mostrato un certo distacco sul tema che sta più a cuore al premier e cioè il referendum su cui Renzi si gioca tutto? «Non vedo l'ora che si voti per il referendum, così che la Camera torni a svolgere il suo ruolo. Tutto il dibattito è monopolizzato dal referendum mentre c'è una serie di legge stagnanti» l'osservazione di Sala, che potrebbe anche sembrare scontata se non fosse che Renzi ha messo anima e corpo in questa battaglia.

Anche in tv con Santoro, Sala è stato rapido a scaricare su Roma le responsabilità di ciò che non va a Milano. «Oggi in Italia non c'è un piano per l'accoglienza. Per ottenere lo statuto di rifugiato ci vogliono due o tre anni e tre livelli di giudizio» l'accusa di Sala a Santoro, che sottolineava le condizioni difficili delle periferie milanesi. Ciò che non è bastato a frenare l'attacco di Parisi.

A difendere d'ufficio il sindaco arriva il segretario metropolitano del Pd, Pietro Bussolati: «Parisi è

confuso e infelice. Non sa come giustificare il suo No al referendum, scelta dettata dai partiti che dice di rappresentare, e attacca a caso la giunta di Milano, che sta lavorando, spedita e bene». Chissà se basterà a Sala.

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