La rivolta dentro il Pd: "Non è opzione possibile"

Il campo largo della sinistra è diventato piccolo. Militanti e colonnelli bocciano la candidatura della Moratti

La rivolta dentro il Pd: "Non è opzione possibile"

Letizia Moratti getta la maschera: alle regionali del 2023 sarà la candidata del Terzo polo. La notizia era già nell'aria, specie dopo la partecipazione alla manifestazione per il popolo ucraino organizzata sabato da Renzi e Calenda. Si era commossa ricordano la Resistenza del padre, aveva criticato l'ambiguità dei partiti sul 25 aprile, ma non si era sbottonata sulla corsa al Pirellone. Il Terzo polo rompe invece gli schemi e manda ancora più in tilt il Pd che aveva teso ancora una volta la mano «alle forze politiche all'opposizione di Attilio Fontana», proponendo le primarie di coalizione e auspicando un'alleanza sulla scia di quanto suggerito dai sindaci di centrosinistra che comprendesse Azione, Italia Viva e le liste civiche. Ma dopo che il segretario lombardo dem Vinicio Peluffo ha ribadito che il profilo di Moratti «non è un'opzione», precisando che «siamo disponibili a confrontarci, ma non vogliamo imporre niente a nessuno, né farci imporre niente da nessuno», è arrivato lo strappo. «Inizia oggi un nuovo appassionante cammino per dare le risposte che la Lombardia merita», annuncia Letizia già in veste Terzo polo. Dura la reazione dell'eurodeputato Pd Pierfrancesco Majorino: «Così saranno due i candidati provenienti dal centrodestra, lei e Fontana».

Ma un percorso che Moratti allarga a «tutti gli interlocutori politici, culturali, del terzo settore e delle associazioni» che insieme a lei vogliono costruire «una coalizione vincente». Oltre ad Azione e Italia Viva, la ormai ex vicepresidente della Regione potrà contare sull'appoggio di «Lombardia Migliore», l'associazione che vede tra i fondatori il consigliere regionale Manfredi Palmeri e che l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini definisce un «think thank» con analogie con En Marche di Emmanuel Macron. Ma la sua candidatura ottiene un duplice effetto: compattare il centrodestra e mandare in frantumi ciò che rimane del centrosinistra. Il Pd che aveva superato le resistenze interne avanzando le primarie, attacca il Terzo polo visto che ormai «sono loro che si sono chiamati fuori».

Così come i Verdi che nel sostegno a Moratti vedono «la conferma che Calenda vuole contribuire a far perdere il centrosinistra anche alle regionali, dopo le politiche». Il M5s invita i dem «a decidere se si vuole stare con chi vuole essere l'alternativa o chi vuole essere un surrogato del centrodestra», mentre Sinistra italiana rivolge un appello ai pentastellati, invitandoli a far parte di una coalizione «democratica e progressista» visto che non farne parte «sarebbe un gravissimo errore e una responsabilità pesante». Dal campo largo prospettato per mesi, alla «coalizione piccola» è un attimo. Il consigliere regionale di +Europa, Michele Usuelli che aveva rilanciato la corsa dell'economista Carlo Cottarelli, sottolinea che «la legge del sistema sociosanitario targata Moratti e Fontana non corregge nessun errore di Formigoni e Maroni e peggiora ulteriormente la sanità lombarda. Le soluzioni per candidature credibili vanno cercate altrove».

Una critica nel merito, quella di Usuelli, dopo che Calenda nell'indicare Moratti come la «scelta giusta» per il Terzo Polo aveva più volte evidenziato il lavoro dell'ex sindaca di Milano da assessore al Welfare di Regione Lombardia. E, infatti, la Lega prende la palla al balzo: «Le opposizioni dice il coordinatore Fabrizio Cecchetti riconoscono l'ottimo lavoro svolto dalla Regione in materia sanitaria e nella campagna vaccinale».

E dopo una vita con il centrodestra «prendiamo atto che chi fino a tre giorni ha governato per oltre vent'anni da ministro, sindaco e assessore regionale adesso, senza uno straccio di coerenza, si candiderà per la sinistra».

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