A rovinargli il compleanno le toghe che ora chiudono l'inchiesta Expo

Potrebbe arrivare a giorni il rinvio a giudizio per l'appalto

A rovinargli il compleanno le toghe che ora chiudono l'inchiesta Expo

Chissà se un anno fa, quando sbarcò a Palazzo Marino, Beppe Sala aveva immaginato di trovarsi così in fretta a fare i conti con quel lato sgradevole della politica che sono i grattacapi giudiziari. Certo, il trattamento morbido che Expo aveva ricevuto dalla magistratura poteva averlo illuso che l'idillio potesse durare in eterno. Invece, più o meno in contemporanea con la sua elezione a sindaco, gli equilibri a Palazzo di giustizia sono cambiati, la «sensibilità istituzionale» (copyright Matteo Renzi) che aveva permesso a Expo di andare in porto incolume (o quasi) è stata messa in soffitta. E per il primo cittadino sono iniziati i problemi.

Così il primo compleanno del mandato di Sala si celebra sotto le nuvole grige dell'inchiesta che in questi giorni il procuratore generale Felice Isnardi si accinge a chiudere sulla piastra di Expo, l'asse tecnologico del sito dell'esposizione: indagine che la Procura aveva proposto per l'archiviazione e che la Procura generale ha invece avocato, spiccando l'avviso di garanzia a Sala per falso in atto pubblico e chiudendo il sindaco in un angolo mediatico e giudiziario in cui si è mosso con evidente disagio, prima autosospendendosi e poi ritornando al suo posto. Infine annunciando la sua urgenza di farsi interrogare da Isnardi, ma poi soprassedendo.

Come finirà? Sala è ormai il primo a dare quasi per certo che la Procura generale chiederà il suo rinvio a giudizio e si prepara alla battaglia davanti al giudice preliminare, verosimilmente dopo l'estate, sostenendo che la modifica della data non ha alterato in nulla il regolare corso dell'appalto per la piastra. È la stessa tesi che aveva portato la Procura a chiedere l'archiviazione dell'indagine e Sala e il suo avvocato Salvatore Scuto sperano che il giudice preliminare la faccia propria. Ma se il giudice lo rinviasse a giudizio, cosa farà il sindaco?

Beppe Sala non è il primo sindaco di Milano a finire sotto inchiesta durante il mandato. Sia Paolo Pillitteri che Letizia Moratti vennero iscritti nel registro degli indagati mentre si trovavano a Palazzo Marino, ma vennero prosciolti al termine delle indagini preliminari. Altro paio di maniche sarebbe affrontare la gogna di un processo a porte aperte mantenendo in contemporanea la carica di sindaco. Nessun obbligo giuridico di farsi da parte, ma questioni di opportunità e di immagine.

Come si può capire, le riflessioni su questi scenari sono da tempo sul tavolo dei consiglieri legali e di immagine del sindaco, sapendo che poi a decidere di testa sua sarà lui, Sala stesso, come fece la sera del 15 dicembre quando - arrabbiato e offeso per l'avviso di garanzia che gli era stato recapitato - si autosospese dall'incarico senza consultarsi con nessuno.

Avere a che fare con la giustizia non è piacevole per nessuno, figurarsi per un ex manager abituato a essere trattato con riguardo e che si trova a fare i conti con le asprezze della repressione penale. Ma anche questo, in fondo, fa parte del lavoro di sindaco.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica