Cronaca locale

Sala spende per le ciclabili. Ma per i Verdi è "bulldozer"

Piste da 4,3 milioni per accontentare gli ambientalisti. E lo "silurano" per un giardino chiuso in Baiamonti

Sala spende per le ciclabili. Ma per i Verdi è "bulldozer"

Il documento di 144 pagine approvato venerdì scorso dalla giunta stanzia in un colpo solo le risorse per «interventi diffusi per la mobilità ciclistica». Un accordo quadro che serve ad accelerare (ad esempio) le piste light che hanno acceso tante polemiche in corso Venezia e Buenos Aires, e ancora di più ne scateneranno proseguendo lungo viale Monza. Ci sono dentro interventi e tracciature che toccano tutte le zone, da piazza Baiamonti, via Bigli e Berchet in centro a corso Lodi, via Rogoredo, Belfiore. L'area mobilità «ha previsto vari interventi di manutenzione straordinaria sul territorio, vista la necessità di promuovere la mobilità ciclistica come strumento di prevenzione dell'emergenza Covid» e «per evitare sovraffollamento dei mezzi». I progetti inseriti nell'accordo quadro possono fare a meno di una serie di indagini e documentazioni che allungherebbero i tempi. Costo totale dell'operazione: oltre 4,3 milioni. Fondi che «saranno stanziati dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti», ma sempre di soldi pubblici si tratta. E il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale contesta: «Sala vuole usare milioni destinati a manutenzione stradale e segnaletica per creare ciclabili senza progetti preventivi. Piuttosto che questa massa di piste fatte male e per dare un contentino elettorale a comitati vicini alla giunta sarebbe meglio abbattere prima barriere architettoniche che creano disagi ai disabili e riparare le tante buche pericolose».

Servisse almeno ad accontentare gli ambientalisti, Sala ne è ostaggio, come dimostra la polemica scoppiata ieri su piazza Baiamonti. Sull'area ex Tamoil devono partire i lavori per la seconda «Piramide» progettata dagli architetti Herzog e De Meuron, gemella di quella che ospita la Fondazione Feltrinelli. Diventerà sede del Museo della Resistenza. Il comitato di Baiamonti Verde Comune e gli occupanti dell'ex casello daziario usavano l'area battezzata «giardino comunitario Lea Garofalo» per cinema all'aperto, teatro, feste. Ieri se la sono trovata sgomberata e recintata. E col supporto di Verdi e Fridays for future hanno silurato a priori Sala: «Perchè sindaco e assessore Maran avete usato la logica dei bulldozer e avete distrutto tutto quello che avevamo creato nei giardini? Perchè avete tagliato piante e aiuole che curavamo da un anno, recintato e lucchettato l'area? É un bene comune e lo riapriremo». La portavoce dei Verdi Elena Grandi è «stupita e delusa, Sala non ha forse assunto le deleghe all'ambiente? Non dichiara a ogni intervista che l'ambiente è per lui un punto focale per la Milano del futuro? C'è contraddizione tra parole e atti». Il Comune peraltro precisa che l'area è ancora in custodia a Tamoil, la riconsegnerà solo nei prossimi giorni. Finita la bonifica, ha rimosso gli elementi abusivi per restituire l'area libera. Ma i cantieri partiranno nel 2022 (l'accordo col Mibact è in dirittura) e «non è obiettivo del Comune lasciare l'area inagibile fino a inizio lavori, una volta tornata in carico si valuterà la possibilità di renderla fruibile con patti di collaborazione o altro».

Ma il caso la dice lunga.

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