Scola, prima visita in sinagoga Pregherà insieme al rabbino

Va avanti il dialogo aperto da Montini, Martini e Laras Martedì l'incontro nel tempio di via della Guastalla

Scola, prima visita in sinagoga Pregherà insieme al rabbino

La visita in sinagoga di un vescovo è sempre un avvenimento un po' speciale, anche se è il vescovo di Milano, una delle città in cui il dialogo tra Ebrei e Cristiani era realtà ancor prima della storica visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma, nell'aprile 1986. E così non mancherà certamente l'emozione quando il cardinale Angelo Scola varcherà la soglia della Sinagoga centrale di via Guastalla, martedì prossimo, 17 febbraio. È la prima volta che Angelo Scola, da arcivescovo di Milano, visita la Sinagoga e questo dà uno sapore ancora più particolare all'appuntamento, anche perché l'incontro arriva alla fine degli anni di Scola da arcivescovo e così ne è anche una sorta di suggello. L'incontro in sinagoga prevede un intervento del rabbino capo di Milano, rav Alfonso Arbib, la preghiera comune del salmo 122, e un intervento del cardinale Scola.

L'incontro cade in un momento in cui la paura per il terrorismo è sempre più alta e le persone fanno fatica a credere alla pace. Così, anche se l'appuntamento è nato in ambito culturale, entrambe le delegazioni sottolineano l'intenzione di affrontare temi, se non politici, almeno di attualità, tra i quali Israele e un antisionismo pronto a sconfinare nell'antisemitismo, che tocca anche certa politica milanese. Paura dell'Isis e fatica a mantenere un dialogo aperto e sereno con alcune comunità islamiche accomunano ebrei e cristiani, molto più di quanto accadesse in passato.

La visita di Scola in sinagoga è nata durante un colloquio tra il cardinale e rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano e presidente dell'assemblea dei rabbini d'Italia, in cui l'arcivescovo di Milano ricordava con una certa nostalgia la sua visita da patriarca alla sinagoga di Venezia. Rav Arbib è membro del comitato scientifico dei «Dialoghi di vita buona», appuntamenti aperti di riflessione sui temi di cultura contemporanea voluti dalla Diocesi. L'incontro in sinagoga è speciale anche se in terra ambrosiana ha il sapore di una tradizione consolidata.

Si può dire che Milano è storicamente una delle capitali del dialogo. Basti pensare che è stato Paolo VI, già arcivescovo di Milano, a volere la dichiarazione Nostra Aetate, documento del Concilio Vaticano II che nel 1965 ha condannato ogni forma di antisemitismo e le persecuzioni antisemite e ha ribadito che gli Ebrei rimangono «il popolo eletto». Purtroppo, anche se oggi sembrano quasi ovvietà, non sempre è stato così nella storia dei rapporti tra la Chiesa e le comunità ebraiche. Ed è stato ancora Paolo VI a istituire nel 1974 la Commissione per i rapporti religiosi con l'Ebraismo.

Un capitolo fondamentale del dialogo tra ebrei e cristiani milanesi (e non solo milanesi) è stato certamente segnato dai rapporti culturali e affettivi tra il cardinale Carlo Maria Martini e il rabbino Giuseppe Laras. L'amicizia tra i due iniziò fin dal gennaio 1980, data dell'insediamento di Martini a vescovo di Milano. La «Cattedra dei non credenti» fu solo uno dei frutti del loro dialogo costante, non tanto o non solo teologico quanto personale, «pratico», come disse rav Laras ricordando l'amico Carlo Maria poco dopo la sua morte. Martini frequentava la sinagoga, sia in visita ufficiale che in forma privata.

Fu lui a chiedere di andare a studiare e a pregare a Gerusalemme, quando divenne vescovo emerito di Milano. La consuetudine della visita in sinagoga è stato poi un appuntamento onorato anche dal suo successore, il cardinale Dionigi Tettamanzi.

La data dell'incontro cade anche alla vigilia della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani,

che quest'anno si celebra tra il 18 e il 25 gennaio: all'appuntamento in sinagoga sono stati invitati anche i rappresentanti del consiglio delle chiese cristiane. E così ferve l'attesa per l'ingresso di Scola in sinagoga.

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