Un secolo di quaderni degli scolari milanesi

Provate a chiedere a un alunno delle scuole elementari (pardon, primarie) di mostrarvi i suoi quaderni, e nove su dieci avrete davanti a voi un bambino felice e orgoglioso di accompagnarvi fra righe, quadretti, copertine colorate, dettati, conticini, greche, disegni. Perché per lui il quaderno è molto più che qualche foglio tenuto insieme da un paio di graffette: è un compagno di vita quotidiana, il confidente dei pensieri, delle emozioni, delle paure più nascoste e degli affetti più profondi. Qui le prime lettere, là le prime tabelline, qui il primo pensierino a matita per la festa della mamma, là un dettato in biro, di quelli che se sbagli non cancelli più: è la scatola nera di una vita che cresce e impara a conoscere il mondo. Ma la magia non si ferma qui, perché sugli stessi quaderni, generazione dopo generazione, si registrano i mesi, gli anni, le epoche, le pagine della nostra storia. Tanti frammenti messi insieme, per la prima volta, nella bellissima mostra «I quadernini di Milano. 100 anni di quaderni di scuola dei bambini milanesi», visitabile fino al 9 dicembre allo Spazio Ex Fornace Alzaia Naviglio Pavese 16. La mole di materiale è impressionante: oltre 600 quaderni che coprono un arco temporale di più di un secolo, da fine Ottocento ad oggi, frutto delle «fatiche» di molti bambini di ieri. A metterli insieme è stata l'associazione milanese Quaderni Aperti, promotrice dell'iniziativa, che dal 2005 ha avviato un percorso di raccolta partecipata di quaderni di scuola. E siccome i proprietari restano di norma molto gelosi dei loro vecchi ricordi, il materiale, quasi sempre dato in prestito, viene prontamente digitalizzato, catalogato e condiviso in rete: alcuni esempi, suddivisi per decenni, sono sfogliabili online su quaderniaperti.it, ma gli originali sono tutt'altra cosa. E raccontano, fra calligrafie oggi impensabili e segnacci in lapis di maestri senza pietà, pezzi di un'Italia che fu: dalle preghiere della Grande Guerra ai dettati deamicisiani. Fino a che, negli anni Ottanta, inizia a comparire l'Europa. Significativo anche questo, no? Poi i temi: «Una punizione ben meritata», «Sono in stazione e mi guardo intorno», «La nostra scuola», «Mi presento», «Una gita a...», titoli forse banali, ma che hanno contribuito, e non esageriamo, a creare una coscienza collettiva. Anche le copertine riflettono gli stili e lo spirito dei tempi: all'inizio opache, monocrome, seriose, alcune ancora con il fregio della corona sabauda. Poi sempre più variopinte (quelle anni Settanta ammiccano al pop design), illustrate, fino ad essere conquistate dagli eroi dei fumetti e della tivù.

In più, nei giorni della mostra sono previsti eventi collaterali come workshop, seminari e progetti di argomento pedagogico. Tutti a ingresso libero, nello spirito di Quaderni Aperti. Orari: lunedì-venerdì 9-17, sabato e domenica dalle 11 alle 18.

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