Un débat public sul nuovo stadio. Chiamasi anche «finto referendum». Il capogruppo di Europa Verde Carlo Monguzzi ci prova, presenterà in aula una delibera di proposta consiliare. La Francia applica il modello del dèbat dal 1995, l'Italia lo ha introdotto nel 2018 per opere sopra i 200 milioni e la prima giunta Sala lo sperimentò per il progetto di riapertura dei Navigli rimasto nei cassetti.
Per aprire un confronto pubblico sul progetto di Milan e Inter Monguzzi userebbe per la prima volta in concreto il regolamento per i Diritti di Partecipazione del Comune presentato a luglio dall'ex assessore Lipparini. L'istruttoria pubblica può essere richiesta dalla giunta, dal Consiglio o su istanza firmata da almeno 5mila cittadini. Dopo il via libera verrebbe nominato un coordinatore terzo per organizzare 45 giorni di ascolto (con una o più sedute pubbliche) e 15 per la relazione finale, con risposte puntuali ai cittadini e messun vincolo per la giunta. Per avviare la macchina servono i voti della maggioranza.
«Non so come potrebbero rifiutare» afferma Monguzzi, che per primo aveva lanciato l'idea di un vero e proprio referendum. Chiarisce che «il dibattito pubblico non è alternativo, spero che qualche associazione si faccia avanti ma non deve partire dai partiti». Per il capogruppo Pd Filippo Barberis il dibattito rispetto al referendum «può essere la forma più adeguata di ascolto del territorio» e «il cuore dell'attenzione resta sull'intervento di rigenerazione connesso allo stadio». Ieri gli assessori Scavuzzo, Maran e Tancredi hanno incontrato la maggioranza sul percorso.
I club sceglieranno entro fine mese tra «La Cattedrale» di Populous - in pole - e gli «Anelli» di Manica. Poi dovrebbero partire prima con l'iter per lo stadio (conferenza dei servizi, gara di appalto) e poi su distretto sportivo, verde, funzioni private. Il progetto definitivo costerebbe intorno agli 80 milioni.
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