(...) lo scorso aprile, la Procura ha chiuso tutto quanto chiedendo di archiviare l'indagine. Ma una delle società vittime del pasticcio si è opposta, e ora sarà un giudice preliminare a doversi occupare della cosa.
Tutto nasce nel febbraio 2014 quando la società Astalegale.net denuncia che a Milano il business della pubblicità per le aste giudiziarie è andato a una società rivale, la Edicom (che non si sa a chi appartenga, avendo sede nel Delaware) con un incredibile ribasso del 72 %. É chiaro che Edicom lavora in pesante perdita, visto che per svolgere il servizio ha messo in tribunale ben undici dipendenti. Chi glielo fa fare? Semplice: in cambio le vengono garantiti una serie di altri lavori ben più succosi, tutti attinenti alla gestione delle aste giudiziarie.
L'appalto a Edicom non è stato assegnato dal tribunale ma da Digicamere, la società della Camera di commercio che Livia Pomodoro, allora presidente del tribunale, ha indicato come esecutrice di una serie di attività tecnologiche e informatiche per il palazzo di giustizia. A Digicamere, curiosamente, lavora la nipote di uno degli amministratori di Edicom, la società che ottiene l'appalto.
Ma il problema non sono solo i rapporti tra Digicamere e Edicom. Il problema sono i giudici che garantiscono a Edicom gli altri lavori, quelli che rendono remunerativa l'intera operazione. «Dopo l'aggiudicazione dell'appalto - come si legge nella opposizione alla archiviazione firmata da Astalegale.net - i servizi accessori Postal Target, Free Press e Aste Gudiziarie, non inseriti nel bando di gara e con la scusa della continuità del servizio, non solo sono rimasti in capo ad una azienda del gruppo Edicom ma sono divenuti obbligatori per tutte le procedure esecutive e fallimentari». Come è stato possibile? «A tale esito - si legge ancora nella opposizione - si è pervenuti non certo per una fortunata casualità ma grazie al fatto che tutti i giudici della 2a e 3a sezione civile così disponevano nelle proprie ordinanze, con la sola eccezione del dott. Piscopo (...) è stato grazie a questo uniforme modus operandi che Ediservice ha potuto svolgere tali lucrosi servizi in regime sostanziale di monopolio, senza alcun criterio, convenzione, appalto o protocollo».
In questo modo il fatturato di Ediservice fa balzi da gigante, passando dai 440mila euro del 2012 a 1,4 milioni nel 2014. Come è possibile? Chi ha spalancato a Edicom le porte del tribunale? E che ruolo ha svolto Digicamere? Un funzionario della 3a sezione civile consegna una copia non firmata di una convenzione tra il tribunale e la Camera di commercio. Ma quando la Procura ordina alla Camera di commercio di consegnare tutte le convenzioni, di quella, incredibilmente, non c'è traccia.
Anche per questo i legali di Astalegale.
net chiedono che il giudice ordini nuove indagini: «Appare opportuno verificare come ad un certo punto tutti i giudici delle sezioni civili interessate, con l'unica eccezione del dott. Piscopo, abbiano imposto per tutte le procedure e a tutti i professionisti di svolgere questi servizi di pubblicità accessori e di farlo rivolgendosi ad un unico soggetto».Luca Fazzo