Per Minzolini adesso è una persecuzione: vogliono processarlo per la carta di credito Rai

I pm chiedono il rinvio a giudizio per peculato dopo l’esposto dell’Idv. La sinistra invoca le dimissioni, lui replica: già restituiti i 65mila euro. E sul presidente della Camera, Gianfranco Fini dice: "Ha un'idea particolare dell'imparzialità"

Per Minzolini adesso è una persecuzione:  
vogliono processarlo per la carta di credito Rai

Roma Il «direttorissimo» del Tg1 deve saltare, è la parola d’ordine. La procura di Roma chiede il rinvio a giudizio di Augusto Minzolini per peculato, in relazione alla vicenda delle spese con la carta di credito aziendale e le opposizioni dentro e fuori dalla Rai vogliono le sue dimissioni.

«Io - dice lui - comunque sono tranquillo e ho la coscienza a posto su una vicenda che ho già chiarito con l’azienda».
Le sue dimissioni le aveva già reclamate, la sera prima, anche Gianfranco Fini, protestando contro «l’intollerabile faziosità del suo telegiornale». Dopo i servizi sulle critiche del Pdl al suo operato negli ultimi due giorni, culminati con la débàcle del governo sul Rendiconto dello Stato, il presidente della Camera era esploso, minacciando anche una querela per diffamazione: «C’è un limite anche all’indecenza».

Passa la nottata ed ecco la notizia del processo chiesto dai pm romani. Mentre Minzolini replica a Fini dallo schermo: «Il presidente della Camera ha fatto un uso improprio del termine fazioso, ma il Tg1 fa solo cronaca. Del resto Fini ha dimostrato di avere una visione particolare del concetto di imparzialità».
Intanto le opposizioni, dal Fli all’Idv, chiedono la sua testa e la convocazione alla Commissione di Vigilanza Rai. Il presidente della bicamerale, Sergio Zavoli, annuncia che interpellerà i capigruppo e il consigliere d’amministrazione di Viale Mazzini, Nino Rizzo Nervo (Pd) attacca: «Faccia un passo indietro o la Rai sarà costretta a sospenderlo cautelativamente». Opposto il parere del collega Pdl Antonio Verro: «Non esistono i presupposti di una sua sospensione automatica», perché non c’è procedimento disciplinare interno.

Il centrodestra fa quadrato attorno al direttore del Tg1. E Minzolini spiega: «Tenendo conto di come vanno le cose in questo Paese e che l’esposto da cui nasce la vicenda porta la firma dell’ex pm Antonio Di Pietro, me lo aspettavo». L’indagine è partita a marzo dopo la denuncia di alcune associazioni di consumatori e dell’Idv. Interrogato a metà luglio, Minzolini ha detto di avere utilizzato la carta di credito per spese di rappresentanza (circa 65mila euro in un anno), di non avere mai avuto contestazioni dai vertici della Rai e di avere restituito le somme.

Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, il direttore del Tg1 è finito nel «mirino per le sue idee politiche», ma non si lascerà intimidire. Il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri spiega che la sua posizione nei confronti della Rai è stata «già chiarita in tutti i sensi: ne ha parlato con i membri del Cda, che hanno accolto le sue motivazioni». Minzolini ha «la fiducia della maggioranza dei membri del consiglio» ed è «legittimato a proseguire il suo lavoro». Per il centrodestra, insomma, gli attacchi strumentali cavalcano la prevedibile richiesta della Procura di Roma.

L’affondo al direttore del Tg1, però, è pesante e arriva da più fronti. La vicenda delle spese e le accuse di Fini si intrecciano. Carmelo Briguglio del Fli preannuncia un esposto all’Ordine dei Giornalisti e il segretario Usigrai Carlo Verna pretende che sia dato al presidente della Camera diritto di replica sul Tg1.

Altri vorrebbero l’intervento del direttore generale della Rai, Lorenza Lei. Le opposizioni, dal Pd all’Idv all’Api premono per un intervento della Vigilanza Rai. Più cauta l’Udc. «Chiediamo - dice Roberto Rao - un atto d’umiltà a Minzolini, più importante di un’esibizione di forza».

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