«Mio figlio, 17 anni, mi ha chiesto le copie del Giornale»

Caro Direttore,
ogni mattina prima di iniziare il lavoro, la lettura della sua rubrica di risposte è divenuta un piacevole appuntamento.
Dopo aver sfogliato le pagine del suo ottimamente rinnovato «Giornale», in fondo trovo il suo spazio e ogni volta mi associo alle sue parole, nel suo voler essere obiettivi, positivi e ottimisti. Può allora immaginare la mia sorpresa quando mio figlio di 17 anni, 4° anno di ragioneria mi ha pregato di mettere da parte le copie del «Giornale» perché ha deciso di voler ritagliare le sue risposte per conservarle e utilizzarle al momento opportuno per argomentare con i suoi professori e compagni. Lei è riuscito a catturare l'interesse di un ragazzo alla ricerca di voci autorevoli per la sua crescita. Ora concorre anche lei alla sua educazione insieme alla famiglia e ha tutta la nostra stima. Mi auguro allora che altri giovani ragazzi la leggano e le loro coscienze crescano critiche e libere.
Caro Maurizio, spero che questa mattina la lettura del «Giornale» per lei sarà ancora più piacevole. Almeno quanto ha reso piacevole il mio pomeriggio la sua lettera. Quando l’amico Maurizio Acerbi, gran visir della segreteria di redazione, me l’ha mostrata ho pensato per un attimo che l’avesse scritta lui, per regalare un sorriso a una giornata, come spesso accade, piuttosto complicata. Invece no. È tutto vero. Lei esiste realmente, caro Maurizio Ferrario, l’abbiamo appurato. E dunque devo presumere che esista anche suo figlio di 17 anni, nei confronti del quale, le confesso, a questo punto sento una responsabilità così grande da offuscare persino la gioia che mi hanno dato le sue parole. Comunque gli dica che non è il solo a ritagliare il «Giornale». L’altro giorno anche mio figlio Lorenzo, I liceo scientifico, me l’ha chiesto. Voleva documentarsi. Leggilo, gli ho detto, poi leggi anche altri quotidiani, fatti un’idea senza pregiudizi.

E se poi ne sei convinto, difendila con coraggio, anche quando è diversa da quella della massa. Anzi, di più. Perché è un’idea tua, ed essendo tua vale come niente al mondo. Glielo dica anche a suo figlio mentre lo saluta da parte mia.

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