Massimo DAlema è così entusiasta dellinvio di una forza di pace, con soldati italiani, in Libano, che ne vuole mandare una anche a Gaza. Lentusiasmo è prematuro, contraddittorio rispetto al programma dellUnione, e sospetto. LUnione ha attirato un buon numero di elettori contrari alle missioni italiane in Irak e in Afghanistan e al rischio che soldati italiani fossero coinvolti in azioni di guerra. Una minoranza di questi elettori fa il tifo per i terroristi della cosiddetta «resistenza» irakena e per i talebani in nome dellodio anti-americano. La maggioranza è rimasta impressionata dalla vecchia retorica secondo cui non si capisce perché dei poveri figli di mamme italiane debbano morire per Bagdad, Kabul o qualunque altro posto più o meno difficile da localizzare sulla carta geografica. A questo elettore dellUnione è ora proposto di mandare soldati italiani in Libano e a Gaza dove le probabilità di tornare a casa in una bara sono molto più alte che in Irak o in Afghanistan. Il passato remoto libanese e quello prossimo irakeno dimostrano che il cappello dellOnu contro i terroristi è una protezione di cartapesta.
Ci dirà DAlema che, oltre a Chirac, la cui avversione per Israele è ormai quasi patologica, lidea della forza internazionale è sostenuta da Tony Blair: il quale, peraltro, da qualche mese sembra preoccuparsi parecchio dei buoni rapporti con lampia comunità islamica presente in Gran Bretagna e appare comunque assai più cauto.
Le azioni di interposizione dellOnu non funzionano quasi mai. Hanno qualche possibilità di successo quando sono gradite alle due parti in causa. In questo caso Israele ha dichiarato che per il momento il dispiegamento di forze internazionali non è di alcuna utilità. Israele in questa vicenda è il Paese aggredito, non quello aggressore. Non solo suoi soldati sono stati rapiti, ma ci sono razzi puntati sulle sue principali città, che il suo esercito si è mosso per trovare e distruggere. Qualunque Paese farebbe lo stesso e neppure DAlema tollererebbe che - poniamo - lAlbania dispiegasse missili in grado di colpire Bari, Ancona e Venezia. Se le truppe Onu vanno a fermare lesercito israeliano prima che abbia completato lidentificazione e leliminazione dei razzi, non vanno a «interporsi» ma ad aiutare gli Hezbollah. Israele è anche intenzionata a eliminare fisicamente i principali capi delle fazioni più direttamente legate a Teheran degli Hezbollah e di Hamas. Le anime belle che deplorano queste esecuzioni meditino sul fatto che leliminazione dei leader di Hamas Yassin e Rantisi ha a suo tempo garantito parecchi mesi senza attentati suicidi da parte dellorganizzazione palestinese. Se le truppe dellOnu bloccano lesercito israeliano prima che completi questopera, di nuovo non sono neutrali, ma di fatto proteggono i terroristi. I soldati dellOnu potrebbero essere utili: ma dopo, non prima che Israele abbia completato lopera di smantellamento delle postazioni terroristiche più pericolose.
Se il progetto è quello di Chirac - usare lOnu per «impedire a Israele di sconfiggere gli Hezbollah» - non si tratta di una missione di pace ma di unoperazione anti-israeliana.
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