La moda cresce sui mercati internazionali

da Milano

Più effervescente che mai, il mondo della moda e del lusso si è dato appuntamento all’ormai tradizionale convegno organizzato da Pambianco Strategie di impresa. Tutti i numeri uno del settore hanno nuovi progetti in vista: da Bulgari, che pensa a una linea esclusiva di cosmetici, a conclusione di un 2006 record per ricavi e profitti, al gruppo Mariella Burani, pronto ad allargare a gioielli e pelletteria il suo polo del lusso sostenibile. Loro in Borsa ci sono già, altri ci pensano, seppure non a breve termine: «Eventualmente nel 2008» ha detto Giancarlo Di Risio, ad del gruppo Versace, mentre il patron di Prada, Patrizio Bertelli, attende «il momento opportuno» per la quotazione, e intanto invita ad anticipare le sfilate a luglio, contro le copie selvagge, mentre si prepara a formalizzare l’ingresso di Banca Intesa nel capitale della maison. E proprio uno studio della banca milanese mette in evidenza i segnali di recupero e rafforzamento strutturale delle imprese italiane della moda, che stanno conquistando nuove quote sui mercati internazionali. Ma ancora ci sono molti punti deboli da correggere: secondo la ricerca condotta da Pambianco su 40 imprese dei settori abbigliamento, calzature, pelletteria e gioielli, l’export è frazionato in un numero elevatissimo di mercati senza che nessuno di questi abbia una posizione rilevante.

Scarsi e fortemente polverizzati, secondo un’altra ricerca, anche gli investimenti pubblicitari sulla stampa: su 1510 marchi, i primi 300 investono 404 milioni, pari al 77% del totale, mentre gli altri investono 122 milioni in tutto, troppo pochi per una politica di marca in Italia e soprattutto nei mercati esteri. Al contrario, sostiene Pambianco, è proprio il marchio il vero valore, perché, a differenza della tecnologia, è inimitabile.

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