Nella vasta produzione di Eugène Ionesco, Il re muore occupa una posizione particolare. Perché stavolta il padre dellAssurdo a teatro non immerge le stolide figurine degli odiati componenti del mondo borghese nella fucina esiziale di quelle battute sulfuree e irriverenti che hanno segnato unepoca. Trasformando il prototipo delluomo comune, più conformista che arrivista, nella caricatura di un monarca di princisbecco, responsabile del dissesto geologico del pianeta, Ionesco eleva le tirate di quel pupazzo di Bérenger, pronto a qualsiasi compromesso pur di salvaguardare i suoi smodati appetiti, a un interrogativo cosmico sul senso dell'avventura terrena. Inaugurando, dopo la comparsa del Rinoceronte che tutto travolge col suo passo, la sua ultima maniera che coincide con la visione disperata dellinattendibilità del genere umano a pretendersi signore del mondo.
Pietro Carriglio, lunico in Italia ad assumersi il compito di reinventare i testi canonici dellavanguardia del Novecento infondendo loro quella luce tra profetica e allucinata che ebbero al loro apparire, ha concepito lappassionata rilettura del Re muore come un oratorio profano. Che forma con loratorio sacro del suo Assassinio nella cattedrale un dittico violentemente virato sullimpossibilità a cambiare l'universo che ci circonda: Thomas Beckett per lassoluto fideismo nel trascendente e Bérenger, tirannello da strapazzo, per lassoluta incoscienza tipica della futura società del welfare. Ma il regista, oltre a questa brillante intuizione da ermeneuta del teatro, fa anche qualcosa di più e di diverso.
Collegando lantica scena disadorna di un Finale di partita che, nella sua messinscena, abbiamo ammirato tempo fa al décor oggi immaginato da Maurizio Balò per il dramma senza sbocchi di Ionesco, Carriglio procede a unaltra sconvolgente operazione. Insieme di natura pittorica e fantastica. Dato che, mentre Hamm e Clov si agitavano spauriti tra i detriti, sul palco, di una sedicente galleria darte segnata da un omaggio a Paul Klee, oggi linquietante e nevrotico Nello Mascia, dilaniato dalle due regine che se lo contendono, invano si dibatte dentro una reggia-ragnatela che si affaccia a un golfo mistico ingombro dei miraggi di unumanità in liquidazione.
IL RE MUORE - di Ionesco Teatro Biondo Stabile di Palermo. Regia di Pietro Carriglio, con Nello Mascia. Palermo, Teatro Bellini, fino al 4 febbraio.
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