Continua il braccio di ferro tra Orban e Soros: nuove manifestazioni a Budapest

L'Ungheria dà l'ok alla legge "anti-Soros". Nuove manifestazioni annunciate per mercoledì. Orban: "Campagna di disinformazione contro di noi"

Continua il braccio di ferro tra Orban e Soros: nuove manifestazioni a Budapest

Non è servita la protesta delle decine di migliaia di persone, che domenica hanno invaso le strade di Budapest, a far cambiare idea al presidente ungherese.

Lunedì sera, infatti, Janos Ader ha firmato il contestato provvedimento che fissa le nuove regole per le università straniere che operano in Ungheria e che potrebbe portare alla chiusura della Central European University (CEU) di George Soros. Per chiedere al presidente di porre il veto sulla legge, in migliaia sono scesi in piazza nella capitale ungherese, in una delle più importanti manifestazioni di dissenso verso il governo degli ultimi anni, chiedendo il rispetto del diritto allo studio. Ma “nessuna violazione della libertà accademica, né del diritto internazionale”, si ravvedono, a parere del presidente Ader, nella nuova legge sulle università voluta dal premier, Viktor Orbán. Legge, che è stata, per questo, approvata dal presidente.

Ma l’opposizione è ancora convinta che la nuova norma sia indirizzata specificamente contro l’ateneo privato di orientamento liberale, fondato nel 1991 dal magnate statunitense, George Soros, a Budapest, e ha promesso nuove manifestazioni di piazza. Nella serata di ieri, secondo quanto riporta la Reuters, le proteste sono proseguite, con un gruppo di manifestanti che si è diretto verso il palazzo che ospita la sede della radio pubblica, esponendo una bandiera dell’Unione europea sull’edificio. Ci sarebbero stati anche alcuni momenti di tensione con la polizia. Una nuova manifestazione, inoltre, è stata fissata per mercoledì.

Nonostante le proteste, il premier ungherese, Viktor Orbán, ieri sera, in Parlamento, ha difeso la legge voluta dal suo esecutivo. C’è una “campagna di disinformazione” contro l’Ungheria, ha detto Orbán. “Il governo non chiuderà alcuna università, compresa la CEU, ma deve assicurare che tutte le università rispettino le stesse regole e che non ci siano privilegi”, ha affermato il premier ungherese, facendo riferimento all’ateneo di Soros, a rischio chiusura. Se non riuscisse ad adeguarsi ai nuovi standard contenuti nella legge entro i prossimi mesi, l’università finanziata dal magnate statunitense di origini ungheresi, infatti, non potrà più immatricolare nuovi studenti dal 2018, e sarà costretta a chiudere i battenti entro il 2021. Dopo la “guerra” dichiarata dal premier ungherese alle Ong finanziate dal magnate americano, continua, quindi, il braccio di ferro tra Orbán e Soros, accusato di interferire negli affari interni ungheresi attraverso le proprie organizzazioni. Le posizioni di Orbán sull’immigrazione e sulla difesa degli interessi nazionali sono agli antipodi di quelle del finanziere statunitense, sostenitore del multiculturalismo e di una “società aperta” e senza confini.

Del caso della Central European University e della situazione in Ungheria, discuterà domani, a Bruxelles, il collegio dei commissari dell'Ue, convocato su richiesta del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. La commissaria europea alla Giustizia, Vera Jourovà, intanto, oggi, durante una conferenza stampa a Bruxelles, ha invitato gli ungheresi a scendere in piazza contro la legge di Orbán sulle università.

“Penso che sia una buona cosa che la gente si faccia vedere e che si faccia sentire su quanto sta accadendo alla Central European University", ha detto la Jourovà, che si è detta preoccupata che “in Ungheria ci siano sforzi per diminuire il potere e l'influenza della società civile come tale e per ridurre il pluralismo politico”.

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