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Dopo le larve arriva il vino annacquato: ecco l'ultima follia dell'Ue

Il Consiglio dei ministri Ue dà il via libera "all'eliminazione totale o parziale dell'alcol con la possibilità di aggiungere acqua" anche nei vini Doc e Igp. L'ira di Coldiretti: "Inganno legalizzato per i consumatori"

Dopo le larve arriva il vino annacquato: ecco l'ultima follia dell'Ue

Dopo il via libera alle pietanze a base di insetti ora l’Ue vorrebbe portare sulle tavole dei cittadini anche il vino "analcolico". Il tutto per rendere più green e sostenibile la nostra dieta. La proposta è contenuta in un documento della Presidenza del Consiglio dei Ministri Ue, visionato dal Giornale.it, in cui, denuncia la Coldiretti, "viene affrontata la pratica della dealcolazione parziale e totale dei vini". A sollevare il problema della denominazione dei prodotti vitivinicoli dealcolizzati era stata la Commissione Ue. Nel super trilogo per la riforma della Pac si è quindi optato per una parziale dealcolizzazione anche dei vini a indicazione geografica tipica, con la possibilità di aggiungere acqua per rendere più leggero il prodotto.

Uno scempio per gli addetti ai lavori. "In questo modo – sottolinea la Coldiretti in un comunicato - viene permesso ancora di chiamare vino, un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino". Si tratta, va avanti l’organizzazione di "un inganno legalizzato per i consumatori che si ritrovano a pagare l’acqua come il vino". Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, definisce lo sdoganamento di questa pratica "un precedente pericolosissimo, che metterebbe fortemente a rischio l’identità del vino italiano e europeo, anche perché la definizione naturale e legale del vino vigente in Europa prevede il divieto di aggiungere acqua".

"Si tratta dell’ennesimo passo verso l’omologazione a discapito della qualità", spiega al Giornale.it Paolo Di Stefano, capo dell’ufficio della Coldiretti a Bruxelles. "Il problema – va avanti – è che potrà essere definito vino un prodotto che vino non è, e il fatto che l’eventuale aggiunta di acqua possa non essere indicata in etichetta rappresenta un problema non da poco per i consumatori". Dietro la scelta delle istituzioni Ue potrebbe esserci la volontà di combattere l’alcolismo, diffuso soprattutto nel nord Europa, o quella di assecondare interessi commerciali che puntano ad offrire un prodotto più appetibile per i giovani.

Sta di fatto che questo, come denunciano le associazioni di categoria, rappresenta l’ultimo di una serie di attacchi ad un settore, quello del vino italiano, che nel 2021 ha registrato un calo del 20 per cento delle esportazioni, il dato peggiore da trent’anni a questa parte. Resta in piedi, infatti, anche l’ipotesi, contenuta nel piano dell’Ue per la lotta al cancro sul Vecchio Continente, di "introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche come per le sigarette" e di "eliminare il vino dai programmi di promozione dei prodotti agroalimentari".

Si tratta, denuncia l’assessore all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia, Fabio Rolfi, dell’ennesima "eurofollia" che mira a "distruggere l'agroalimentare italiano, uno dei comparti trainanti della nostra economia e per il quale siamo invidiati e copiati in tutto il mondo", e che rischia di favorire "contraffazioni e diffusione del fake wine". "La Lombardia è ormai riconosciuta a livello nazionale e internazionale come terra di grandi vini – rivendica - e non permetteremo di intaccare questa etichetta".

Protesta anche Fratelli d’Italia che annuncia una interrogazione al ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, per fare "chiarezza su questa ennesima truffa a danno del mondo vitivinicolo italiano".

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