L'Isis vuole la guerriglia urbana

Il decimo numero di Rumiyah ribadisce l'importanza della guerriglia urbana e, seppur in modo velato, suggerisce nuovi tipi di attentati

L'Isis vuole la guerriglia urbana

Il ramo mediatico dell’Isis, Alhayat Media Center, ha pubblicato il decimo numero di Rumiyah. Rumiyah, Roma in arabo, deriva da Rum, termine con cui si indicavano i bizantini e, col passare del tempo, gli occidentali. E’ uno dei tanti strumenti utilizzati dall’Isis per la radicalizzazione a distanza di simpatizzanti e fondamentalisti sparsi per il mondo. Le 46 pagine sono state tradotte in inglese, francese, russo, tedesco, cinese e per la prima volta in lingua urdu. Il decimo numero è stato rilasciato poche ore dopo una precedente falsa copia di Rumiyah immessa sulla rete. Il ramo mediatico dell’Isis ha subito avvertito i propri utenti, intimando loro di “non scaricare quella falsa copia diffusa dai servizi segreti occidentali contenente malware e distorte immagini dello Stato Islamico”.

La copertina del decimo numero di Rumiyah Ramadan 1438, è dedicata alla jihad nell’Asia dell’Est. Segue un lungo editoriale, dedicato ai recenti attentati, con il classico riferimento religioso (non ossessivo) che giustifica le azioni in terra. Così come abbiamo sempre detto, la letteratura jihadista non va interpretata in modo letterale. Il significato dell’articolo è ben diverso dalla semplice e cruda analisi dell’attentato di Manchester.

L'attentato di Manchester

“Solo una settimana prima l’inizio del mese benedetto del Ramadan, l'attenzione del mondo si è concentrata sulla città britannica di Manchester. Un soldato della Khilafah ha seguito le nostre istruzioni, colpendo il Manchester Arena alla fine di un concerto di una cantante americana. L'esplosione ha scosso la città e riempito di terrore i cuori dei residenti. Erano confusi, si cercavano l’uno con l’altro per accertarsi che fossero al sicuro. Poi sono emersi i dati della nostra operazione. Più di 20 morti e decine di feriti. Il numero salirà complessivamente a cento. L’attacco ha spinto i residenti a cercarsi sui social, cercando affetto e conforto. I locali inglesi hanno offerto bevande gratuite al personale di emergenza, cercando di alleviare la loro mente dalle scene traumatiche a cui hanno assistito. Anche i musulmani britannici, per paura di ritorsioni, hanno dato assistenza mentre un incredibile personale di polizia è stato schierato per strada. Il livello di minaccia britannico è stato innalzato, i politici hanno sospeso la campagna elettorale, saltato il tour europeo della cantante americana, annullata la festa del Chelsea. I nemici dell'Islam hanno fatto del loro meglio per mostrarsi coraggiosi, ma hanno fallito. Erano chiaramente sofferenti. L'operazione di Manchester ha confermato quello che gli analisti occidentali hanno sempre dichiarato: perdendo terreno fisico, lo Stato islamico avrebbe spostato l’attenzione sul suolo dei crociati. Tuttavia, gli analisti occidentali hanno omesso un particolare: la perdita del territorio fisico non ha portato alla sconfitta dello Stato islamico che, piuttosto, ha raddoppiato i suoi sforzi, spingendo i mujahidin a ristabilire il controllo e a dettare le regole. Quindi non siamo sorpresi per quanto avvenuto a Marawi, nel sud delle Filippine, sull'isola di Mindanao. I soldati della Khilafah in Asia orientale hanno conquistato la città, scacciato la polizia locale e issato la bandiera dello Stato islamico, in una scena che ricorda la liberazione di Mosul dai crociati. La vittoria è arrivata diverse settimane dopo che il crociato Rodrigo Duterte, ha ammesso che la situazione nella parte meridionale delle Filippine stava sfuggendo di mano. Questo taghut credeva di poter negoziare con i militanti islamici, ricevendo proiettili e bombe in risposta. La realtà di fronte ai crociati è che nonostante le loro affermazioni secondo cui lo Stato islamico è stato indebolito, le fortificazioni in Occidente continueranno a tremare”.

I testi di propaganda, spesso ritenuti fuorvianti ed irrilevanti, vanno intesi come veri e propri manuali di formazione per la radicalizzazione a distanza. La forma lessicale utilizzata è diversa, quasi di stampo occidentale. Ad esempio manca la tipica ripetizione costante dei pronomi, solitamente utilizzata per tracciare una linea diretta tra il campo dei musulmani e quelli di crociati, ebrei e delle religioni di Kufr. Il testo andrebbe letto in chiave tattica, per chiari riferimenti ad una rivisitazione degli effetti Tipo 4 delle mine come moltiplicatori di forze. E’ chiaramente un testo di ispirazione per la guerriglia urbana, con dispersione delle forze, violenti attacchi e logoramento psicologico. L’obiettivo è quello di indebolir la credibilità ed il prestigio dei piani di sicurezza dei governi. Si ribadisce ancora una volta la lunga durata del conflitto e la profonda dissimetria tra le forze jihadiste attive ed il danno arrecato.

Ampio spazio alle operazioni compiute dai martiri nel mondo (assente l’attacco in Iran) e l’ennesima dissertazione teologica sulla nobiltà del credente che abbraccia la via del martirio.

"Siate un sopporto non un ramo secco"

Nell’approfondimento “Siate un sopporto non un ramo secco”, si analizzano le paure ed i timori di coloro che tradiscono la causa e offendono Dio. E’ un monito al nucleo familiare e di riflesso all’intero collegio musulmano. Nessuno può abbandonare la strada rivelata ed imposta da Dio.

“In guerra le tribolazioni e le difficoltà abbondano. Le preoccupazioni aumentano ed attanagliano i cuori. Alcuni non perdono la Strada grazie ad Allah attraverso i loro iman, mentre altri periscono smarrendo la via. Tornano indietro, rinnegano la propria religione e tradiscono i fratelli. Invece di portare la sconfitta nei cuori dei nemici, la diffondono nel collegio musulmano. Essi spaventano i musulmani e li invitano a non combattere. E’ una pratica diffusa tra i deboli: iman, uomini e donne. La fine per questi uomini è già stata discussa, mentre le donne saranno colpite da calamità perché infettano con la loro lingua le loro case, il proprio marito ed i bambini. Le notizie false provocano confusioni e disorientano. Quanti diffondono le voci che indeboliscono i cuori, dovranno chiedere perdono ad Allah, ammettendo la propria colpa. Se cercate aiuto, lo troverete. Se sarete puniti è allora questo ciò Allah ha disposto. La donna musulmana non deve vacillare, ma essere sentinella e baluardo contro le falsità. Niente dovrà far vacillare il sostegno ad Allah, non importa quanto possano essere i suoi nemici”.

I toni utilizzati si discostano nettamente dall’articolo pubblicato nello scorso numero di Rumiyah dal titolo “La donna, pastore nella casa dell’uomo e responsabile del suo gregge”. Quel titolo tradiva il reale contenuto.

“Ogni donna a cui Allah ha concesso la benedizione di nascere nello Stato islamico, dovrebbe trarre vantaggio da questa grazia eccezionale, non concessa a molte altre. Le donne dovranno impegnarsi nel crescere i propri figli nel modo a cui piace al loro Signore ed a beneficio della Nazione islamica. La prima cosa che la donna musulmana dovrà insegnare ai propri figli è la frase della testimonianza suprema: Non c'è dio al di fuori di Allah, Muhammad è il Messaggero di Allah. Subito dopo dovrà insegnare al bimbo i tre principi: Chi è il tuo Signore? Qual è la tua religione? Chi è il tuo Profeta? Sono domande che dovranno stabilire la creazione dei suoni puri (non blasfemi) per il bambino, schiavo di Allah. Il Creatore dovrà essere temuto, mentre il bimbo dovrà capire che sarà sempre osservato. Prima di dormire, dovrà dire:Allah mi è testimone, Allah mi vede, Allah è con me. La grazia più grande che una donna possa ricevere, è quella di avere figli da crescere con un marito mujahide. Cresceranno abituati a vedere armi ed attrezzature. Fucili d’assalto e di precisione. Indumenti tattici, proiettili, granate e cinture esplosive. Sono disponibili diversi video che spiegano con sequenze semplici il loro letale utilizzo. Il cucciolo di Leone, per l’amore della Jihad e con l’affetto del mujahidin, coltiverà l’odio verso i nemici. A chi critica le donne di aver distrutto l’infanzia e l’innocenza dei propri figli, rispondiamo che è l’onore più grande è quello di lottare davanti ad Allah”.

“Tra i credenti gli uomini”

Dopo una prima parte dai toni forti, la seconda parte del decimo numero di Rumiyah si apre con l’approfondimento “Tra i credenti gli uomini”, dedicato a delineare il profilo ideale del mujahidin con le gesta degli eroi, per toni che ricordano una narrativa mitologica.

“Abu Sabah era un giovane uomo della Malesia che camminava retto sul sentiero della jihad, affidandosi al giudizio di Allah. Era conosciuto tra i suoi compagni per la sua umiltà e la sua mancanza di desiderio per le cose terrene. Era un devoto credente che pregava sia di notte che di giorno. Conosceva a memoria il Corano e lo contemplava. Era questa la sua quotidianità nella Terra della jihad finché non fu onorato con la shahadah a servire Allah. Amato per la sua gentilezza dai musulmani, rispettato dai suoi fratelli per la rabbia verso i crociati. Le sue azioni hanno terrorizzato i criminali del governo taghut. Combattè prima nelle Filippine poi in Indonesia. Determinato a portare la jihad in Malesia, Allah decretò che sarebbe stato arrestato nel 2006 ed imprigionato dal taghut. Rimase in carcere per due anni con pazienza e fermezza, nonostante le torture dei nemici, continuando la ricerca della conoscenza. Rilasciato nel 2008 e spiato dal governo taghut della Malesia, ha ricevuto la grazia di ritornare a combattere nel 2011”.

Abu Sabah continua a combattere per altri cinque anni, prima di essere ucciso sull'isola di Basilan.

“Avanzò verso il nemico come un leone che inseguiva la sua preda. Ferito a morte è poi partito per la sua eterna dimora. Abu Sabah ha raggiunto la shahadah soltanto un mese dopo essersi sposato”.

Il leone è diventato un motivo chiave nella propaganda jihadista come simbolo di onore o per designare un martire, alla stregua dei messaggi in presenza di uccelli verdi. Il leone è una figura importante per l'arte e la cultura islamica. Evoca doti di coraggio, forza e valore. Secondo la tradizione islamica, la frase “il leone giacerà con l'agnello” è utilizzata per descrivere la pace escatologica che sarà costituita sotto un sovrano giusto e degno nel giorno del giudizio.

Il decimo numero di Rumiyah

A differenza del nono numero, dove vi erano istruzioni dettagliate sul come compiere attentati, nel decimo (così come nell’ottavo) è assente la sezione Just Terror Tactics. Il settimo numero è stato dedicato interamente al fuoco come arma strategica. Ciò non significa che nel nuovo numero di Rumiyah non vi siano istruzioni: vanno soltanto interpretata e tradotte. L’ottavo numero di Rumiyah era destinato al ramo culturale del movimento, considerando gli argomenti trattati ed il linguaggio utilizzato. Il medesimo registro forbito era presente nella prima parte del nono numero ed in particolare nella sezione dedicata all’omicidio dei cristiani (a causa delle condanne del mondo musulmano dopo gli attentati in Egitto). Il nono numero di Rumiyah era stato concepito per contrastare e screditare la narrazione distorta promossa dall’Occidente, proponendo nuovi attentati.

Il decimo numero, oltre a rilevare costantemente la genuinità delle proprie linee guida per compiere attentati (ne espande il concetto stesso), focalizza parte del suo contenuto sui diritti e doveri del mujahidin e del nucleo familiare musulmano impegnato nella jihad. Colpiscono i toni forti e decisi della prima parte, mentre presente ma non invasivo ed ossessivo (così come avvenuto nei precedenti numeri), il riferimento religioso.

Si ribadisce che la scelta della jihad è un percorso di fede senza compromessi, nell’osservanza degli obblighi rituali di natura giuridica e politica e delle prescrizioni che regolano la conduzione della guerra santa. Il decimo numero di Rumiyah, seppur in modo velato, suggerisce nuovi tipi di attentati.

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