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Israele, l'Australia è pronta a trasferire l'ambasciata a Gerusalemme

La notizia è stata data dai media australiani e confermata anche da fonti del governo israeliano. Il premier Scott Morrison rafforza l'asse con Trump e Netanyahu

Israele, l'Australia è pronta a trasferire l'ambasciata a Gerusalemme

Anche l'Australia potrebbe riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele. Secondo i media australiani, il primo ministro Scott Morrison ha detto al suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu di voler spostare l’ambasciata a Gerusalemme. In questo modo, ci sarebbe il riconoscimento formale della Città Santa come capitale dello Stato di Israele. La notizia è stata poi confermata da un comunicato del governo israeliano.

Dopo l'annuncio di Donald Trump di riconoscere la città come capitale dello Stato ebraico, solo Stati Uniti e Guatemala hanno trasferito ufficialmente l'ambasciata a Gerusalemme, abbandonando Tel Aviv. L'Australia sarebbe dunque il terzo Paese a spostare il proprio corpo diplomatico. E quella compiuta da Canberra appare una scelta dettata non solo dall'alleanza con gli Stati Uniti, ma anche da un calcolo politico del primo ministro.

Come ricorda La Stampa, Morrison "ha conquistato la leadership del Partito liberale e il posto di primo ministro lo scorso agosto". Ma questa domenica ci sarà un ritorno alle urne che rischia di essere particolarmente pericoloso per il governo del premier. Il rischio di perdere la maggioranza è dietro l'angolo. E non è un caso che ad aver convinto Morrison in questi giorni sia stato l'ex ambasciatore Dave Sharma. Candidato nel distretto di Wentworth, dove il 13% della popolazione è di origine ebraica, il gesto di spostare l'ambasciata può essere letto in chiave elettorale.

Ma l'avvicinamento dell'Australia a Israele e all'amministrazione Trump è dimostrata anche da un altro fattore. Morrison ha infatti deciso voler rivedere l’adesione del proprio Paese all'accordo sul nucleare iraniano siglato dal format del 5+1 nel 2015.

Una mossa che conferma la volontà australiana di unirsi in maniera sempre più chiara al sistema di alleanze promosso dall'attuale amministrazione Usa e dalla destra israeliana.

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