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Le proteste no vax che riaprono le ferite tra Canada e Stati Uniti

Washington e Ottawa agli occhi del mondo sembrano alleati di ferro. Ma la protesta dei camionisti e l'appoggio dell'ex presidente Trump alla protesta riapre questioni irrisolte. Ecco la storia segreta delle guerre tra i due Paesi

Le proteste no vax che riaprono le ferite tra Canada e Stati Uniti

Per tutti sono i vicini perfetti. Patrimoni culturali comuni. Origini molto simili. Interessi economici e politici convergenti. Per anni Canada e Usa sono stati uniti in grandi operazioni, come il Canadian Caper, la collaborazione tra la Cia e il governo canadese per esfiliare dall’Iran un gruppo di funzionari dell’ambasciata statunitense poco dopo la rivoluzione islamica. Un’epopea raccontata anche dal film Argo diretto da Ben Affleck.

Eppure tra i due grandi amici non sempre il clima è stato sereno. In fondo nel 1814 furono proprio le truppe canadesi, che all’epoca rispondevano agli ordini del padrone coloniale britannico, a dare alle fiamme Casa Bianca e Campidoglio nella rovinosa guerra anglo-americana del 1812. Un episodio sepolto della storia riportato alla luce poco meno di un anno fa quando un gruppo di sostenitori del presidente uscente Donald Trump ha assaltato Capito Hill il 6 gennaio del 2021.

guerra 1812
Ricostruzione della guerra del 1812

La guerra per il supporto ai camionisti no vax

Nelle ultime settimane la tensione tra Ottawa e Washington è riesplosa all’ombra della protesta dei camionisti per i provvedimenti anti Covid, primo fra tutti l’obbligo di quarantena per chi non è vaccinato. Gran parte dei cittadini canadesi sono stati sorpresi dal tono e dal volume della protesta. Ma ancora di più sono stati irritati dalle ingerenze arrivate dai vicini del Sud.

Poco meno di una settimana fa il ministro della pubblica sicurezza del Canada ha attaccato frontalmente diversi esponenti del partito repubblicano accusandoli di ingerire negli affari interni del Paese con il loro supporto ai camionisti. Per Ottawa il colpevole numero uno resta l’ex presidente Donald Trump che in merito alla protesta ha definito il premier Justin Trudeau come un “pazzo di estrema sinistra” che “ha distrutto il Canada coi suoi folli mandati anti Covid”.

Non è la prima volta che dalla destra americana arrivano bordate al vicino del Nord. Già nel 2018 il tycoon aveva bollato Trudeau come “debole” e “disonesto”, mentre i due Paesi discutevano dell’accordo commerciale insieme al Messico. Ma la storia di scaramucce tra Usa e Canada si trascina da anni, fin dall’origine delle colonie nel Nuovo mondo.

usa canada
Confine tra Usa e Canada

I vecchi precedenti

Spesso queste tensioni tra Nord e Sud sono scoppiate a seguito di episodi grotteschi. Il primo è passato alla storia come “Guerra dei boscaioli”, o peggio la “Guerra del maiale e dei fagioli”, in onore del pasto preferito dai taglialegna. La scaramuccia si concentrò tra il 1838 e 1839 per chi avesse o meno il diritto di abbattere le vaste foreste al confine tra l’attuale Maine e il New Brunswick. All’epoca il Congresso Usa autorizzò ben 50 mila uomini a marciare verso nord per difendere i boscaioli statunitensi. La scaramuccia si concluse con qualche decesso per freddo e stenti tra le fila americane e un paio di feriti tra le fila canadesi, che all’epoca dipendevano ancora dal Regno Unito, per l’aggressione di orsi. Alla fine Londra e Washington trovano un'intesa e i confini vennero ridisegnati. Ma questo fu solo l’antipasto di quello che venne dopo.

Nel 1859 “scoppiò” un altro conflitto grottesco, la cosiddetta “guerra del maiale”. Una discussione sul valore di un maiale canadese ucciso mentre si trovava sul suolo americano nei pressi di San Juan, nello Stato di Washington. Alla scaramuccia fece seguito addirittura il dispiegamento di 500 soldati Usa e una nave militare da una parte, e di 2 mila uomini e cinque navi da guerra da parte Britannica e Canadese. Il governatore di Vancouver arrivò addirittura a chiedere di attaccare, ma il contrammiraglio della Royal Navy si rifiutò di obbedire di fatto disinnescando la guerra vera e propria. Alla fine anche in questo caso si arrivò a un accordo che in dieci anni avrebbe portato alla completa definizione dei confini.

Il momento di tensione arrivò però qualche anno dopo, nel 1861, durante la guerra di secessione che dilaniava i neonati Stati Uniti. Nel novembre di quell’anno la marina americana arrestò due diplomatici della confederazione imbarcati su una nave britannica e diretti proprio nel Vecchio Mondo, probabilmente per trovare convergenze con Londra in funzione anti unionista. L’arresto fece irritare non poco il governatore del Canada che ordinò di muovere le truppe verso il confine. Ottawa aveva osservato da vicino l’”annessione” del Texas, nel 1846 e temeva un destino simile. Alla fine la tensione venne scolta dal presidente Lincoln che, temendo di aprire anche un fronte al Nord, diede ordine di liberare i due funzionari della Confederazione.

I piani d’invasione pensati dal Canada

Fino al 1867 gli Stati Uniti vedevano nel Canada una testa di ponte dell’Impero Britannico pronta a riprendere il controllo dell’ex colonia ribelle in qualsiasi momento. Ma la minaccia non fu mai reale. Negli anni successivi, mano mano che il confine tra i due Paese veniva definito in modo più netto, gli episodi come la guerra dei boscaioli diventarono più rari. Ma la Prima guerra mondiale cambiò molto la percezione del Canada. Gli Usa, usciti vittorioso e con lustro internazionale dopo il successo nella Grande guerra, creò psicosi e paure a Ottawa. Per questo, nel 1919, i vertici militari canadesi diedero ordine di valutare se la prossima guerra sarebbe scoppiata al confine.

Per giocare d’anticipo i militari incaricano uno strano personaggio, l’eroe di guerra James Sutherland Brown, di creare un piano per invadere gli Stati Uniti. Travestito da turista con una Kodak al collo, Brown si mise in viaggio con una Model T per esplorare i confini tra il Canada e gli stati americani di New York e Vermont. Due anni dopo, nel 1921 Brown produsse un dossier, il Defence Scheme N°1. Nel documento lo stratega individuava cinque punti di attacco che prevedevano di prendere un gruppo di città strategiche lungo tutto il confine, da Seattle vino ad Albany, ma anche gran parte del Maine.

Truppe verso Nord

Il piano Brown non scattò mai, anche perché a Sud il Pentagono lavorava a un’operazione simmetrica. Spaventati dalle possibilità che l’Impero britannico volesse rimettere gli Stati Uniti al loro posto dopo il nuovo ruolo nella scena globale, il governo americano, o meglio il dipartimento della Guerra, incaricò un gruppo di analisti del Pentagono di elaborare un piano per l’invasione del Canada.

L’esito di questo lavoro arrivò nel 1930 e prese il nome di “Piano di guerra rosso”. Proprio come il piano canadese l’offensiva avrebbe riguardato una serie di punti nevralgici. In primo luogo sarebbe iniziato un blocco navale su Halifax, mentre poi da Detroit e Albany sarebbero partite colonne per conquistare Toronto e Montreal. Allo stesso tempo altri uomini si sarebbero mossi per prendere Vancouver e soprattutto le cascate del Niagara così da disabilitare la rete elettrica del Paese.

cascate del Niagara
Cascate del Niagara in Canada

Come ha raccontato Politico, un contributo decisivo per realizzare il piano per la "guerra rossa” arrivò dall’aviatore Charles Lindbergh che fu impegnato in missioni segrete di ricognizione fino alla baia di Hudson in Canada. Lo stesso Lindbergh arrivò a raccomandare anche l’uso di armi chimiche per velocizzare la conquista.

Lo stesso dossier, racconta ancora Politico, metteva in guardia le forze armate statunitensi sulle capacità di combattimento dei Mounties, i combattenti canadesi. Che il piano non fosse uno scherzo, né tantomeno un mero esercizio di strategia militare, lo dimostra lo stanziamento di 57 milioni di dollari approvato dal Congresso nel 1935. Con quei fondi vennero costruiti tre aeroporti civili lungo il confine. Ma nel maggio di quell’anno un documento riservato, che rivelava come i tre scali fossero in realtà militari, finì sul tavolo del New York Times scatenando una violenta polemica diplomatica. Nonostante questo il “Piano di guerra rosso” portò le forze armate americane a una grossa esercitazione con oltre 36 mila uomini nei pressi di Fort Drum, a sole 30 miglia dal confine col Canada.

Come sappiamo il piano non scattò mai, complice anche uno scenario globale mutato in occasione del Secondo conflitto mondiale. Negli anni gran parte dei dettagli sul Defence Scheme N°1 sono scomparsi anche perché distrutti dal successore di Brown.

Mentre invece i dettagli sul “Piano di guerra rosso” sono emersi nel 1974 dopo che proprio un giornalista canadese li riportò alla luce da un dossier declassificato dal dipartimento della Difesa.

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