Coronavirus

Sindaco peruviano viola il lockdown per uscire a ubriacarsi e poi si nasconde in una bara fingendosi morto

La sanità peruviana è al collasso e il virus continua a infettare gente e a uccidere nel Paese andino, nonostante il lockdown in vigore dal 25 marzo

Sindaco peruviano viola il lockdown per uscire a ubriacarsi e poi si nasconde in una bara fingendosi morto

Un sindaco peruviano è finito di recente nella bufera per avere violato il confinamento anti-Covid “uscendo a ubriacarsi con gli amici” e per avere poi provato a sfuggire ai controlli di polizia “fingendosi morto dentro una bara per le vittime di coronavirus”. Il protagonista di questa vicenda è Jaime Uriba Torres, primo cittadino di Tantará, località andina situata nel sudovest del Paese. Egli, agli inizi di maggio, era già balzato agli onori della cronaca locale per avere dato prova, in occasione di un evento pubblico, di disarmante sottovalutazione dell’epidemia.

L’alcalde incriminato ha quindi ultimamente deciso di sfidare apertamente la serrata generale anti-contagio, in vigore in Perù dal 25 marzo, per prendersi una sbronza con dei suoi sodali.

In base a quanto ricostruito dal Telegraph, Torres è uscito la sera di lunedì insieme a dei conoscenti per farsi un bicchiere in palese violazione del coprifuoco e del distanziamento interpersonale.

Una volta in preda ai fumi dell’alcol, il sindaco e i suoi compagni di bevute hanno provato a sfuggire alle ronde di polizia che stavano arrivando a sanzionarli, avvertite dell’infrazione alla quarantena perpetrata dalla comitiva di amici.

Per scampare agli agenti, il primo cittadino e gli individui con cui era in compagnia, evidenzia la testata britannica, hanno quindi escogitato un macabro stratagemma.

I fuggiaschi ubriachi si sono infatti nascosti in delle bare realizzate appositamente per le persone uccise dal Covid e si sono poi “finti dei cadaveri”.

Anche una volta rintracciati dalle forze dell’ordine, Torres e i suoi conoscenti hanno continuato a spacciarsi per corpi senza vita, rimanendo immobili dentro ai sarcofaghi scoperchiati con gli occhi chiusi e con la mascherina sul viso fino a quando i poliziotti, dopo avere scattato delle foto a quelle finte salme, non li hanno portati via in arresto.

La vicenda dell’alcalde si è verificata, denuncia il quotidiano d’Oltremanica, mentre il Perù diveniva la seconda nazione sudamericana per numero di contagi da coronavirus, subito dietro al Brasile.

Ad oggi, nello Stato andino risultano infettate quasi 100mila persone e i deceduti sono 2914.

Nonostante il governo di Lima sia stato il primo in America Latina a decretare, sei settimane fa, la serrata generale anti-Covid, sottolinea l’organo di stampa, i contagi non si fermano e la sanità è al collasso. Ad esempio, gli ospedali delle città di Iquitos e Pucallpa, ubicate a ridosso dell’Amazzonia, sono infatti saturi e non possono più accettare nuovi ricoveri.

Una delle principali cause della persistente avanzata del morbo, fa sapere il Telegraph, consisterebbe nei focolai rappresentati dai locali mercati all’aperto di frutta e verdura.

Proprio il principale mercato di frutta di Lima è stato chiuso sette giorni fa perché appunto è risultata positiva al virus incriminato la quasi totalità dei venditori ambulanti lì attivi.

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