Con Moore e gli zombie di Romero Venezia si tinge di politica e horror

RomaSarà un settembre rosso shocking, parafrasando il titolo del celebre film di Nicolas Roeg (A Venezia... un dicembre rosso shocking), quello che dal 2 al 12 al Lido di Venezia vedrà svolgersi la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica numero 66, presentata ieri in un hotel Excelsior gremito di attori e cineasti che hanno protestato contro i tagli al Fus. Tinte forti e rosso sangue, che scaturiranno già da alcuni film in concorso dove ha trovato addirittura posto uno dei maestri dell’horror, George Romero, il regista de La notte dei morti viventi che ha utilizzato la parola «morte» in metà dei titoli della sua filmografia e che non si smentisce con il nuovo Survival of the Dead. Sempre in concorso vedremo il giapponese Shinya Tsukamoto, regista e interprete di Tetsuo The Bullet Man che riprende la saga del suo delirante cult-movie del 1988 dove, tanto per dare il tono della pellicola, un feticista fondamentalista s’innestava componenti metallici nel proprio corpo e subiva - è la scena clou del film - la metamorfosi del proprio membro in una fresa gigante da usare con la fidanzata. E vi risparmiamo i dettagli successivi.
La deriva horror di quella che il direttore Marco Müller definisce «la Mostra più forte da quando ho iniziato nel 2004, perché fatta per chi i film li fa, li vede e li distribuisce», prosegue anche fuori concorso con Rec 2 degli spagnoli Jaume Balagueró e Paco Plaza, sequel del film presentato due anni fa sempre al Lido e che, a giudicare dal trailer, è uno scorrimento ininterrotto di fiumi di sangue in un condominio popolato da pseudo-zombie. Meno sconvolgente dovrebbe essere invece The Hole di Joe Dante che il regista membro della giuria (insieme al presidente Ang Lee, Sandrine Bonnaire, Liliana Cavani, Anurag Kashyap e Luciano Ligabue) ha definito un «horror in 3D per famiglie» con la mente forse al suo classico Gremlins.
Tornando al concorso che, come anticipato nei giorni scorsi dal Giornale, ha quattro titoli italiani in lizza per il Leone d’Oro (Baarìa di Giuseppe Tornatore che è anche il film d’apertura, La doppia ora dell’esordiente Giuseppe Capotondi con Ksenia Rappoport, Lo spazio bianco di Francesca Comencini con Margherita Buy, Il grande sogno di Michele Placido con Riccardo Scamarcio) anche qui il rosso sarà il colore di drammi come il remake de Il cattivo tenente di Abel Ferrara e diretto da Werner Herzog con il poliziotto corrotto e cocainomane interpretato da Nicolas Cage che ha al suo fianco attori del calibro di Eva Mendes e Val Kilmer. Rosso, nel senso del colore dei conti in banca degli americani, è il documentario (a proposito, è fortissima la presenza di questo “genere” in tutte le sezioni) di Michael Moore che con Capitalism: A Love Story (in concorso), dopo Fahrenheit 9/11 indaga i crac finanziari statunitensi garantendo, ironicamente, che «si tratterà di una vera storia d’amore in cui non mancheranno sensualità, passione, avventura e 14mila posti di lavoro in meno ogni giorno».
E se il presidente della Biennale, annuncia soddisfatto l’avvio dei cantieri del nuovo Palazzo del Cinema e la risistemazione di tutte le aree del festival con nuove sale e servizi per il pubblico, la vera novità della Mostra di quest’anno è la vastissima presenza del cinema italiano con ben 22 lungometraggi sui 75 delle quattro sezioni ufficiali. Da segnalare, in «Orizzonti», Io sono l’amore di Luca Guadagnino con Tilda Swinton, Tris di donne & abiti nuziali di Vincenzo Terracciano con Sergio Castellitto (protagonista accanto a Jane Birkin anche di 36 vues du Pic Saint Loup di Jacques Rivette) e il documentario Il colore delle parole di Marco Simon Puccioni.

Molti ancora, a tutt’oggi, i film «a sorpresa», uno per ogni sezione (sono la passione di Müller), confermata la proiezione speciale «riparatrice» del film Katyn di Andrzej Wajda, uscito in sordina nell’inverno scorso. Mentre la certezza è, come ogni hanno, la presenza al festival di George Clooney protagonista accanto a Ewan McGregor e Kevin Spacey di The Men Who Stare at Goats di Grant Heslov. Come dire, no George no Venice.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica