Morto Giorgio Fattori cronista e manager

Una vita da cronista. E un’altra da manager. Giorgio Fattori, scomparso ieri all’età di 83 anni, ha attraversato quasi un secolo di editoria italiana «interpretando» due ruoli. Dapprima quello del giornalista «nato» con lo sport e poi cresciuto fino al ruolo di direttore. Poi quello dell’uomo di strategia e di scenario nazionale e internazionale. Cominciò ventenne, subito dopo la guerra, alla Gazzetta dello Sport. Romano di nascita ma torinese a causa della lunga frequentazione del capoluogo piemontese negli anni in cui, dal ’78 all’86, diresse La Stampa, e anche un po’ milanese per altri impegni di lavoro e per scelte di vita, Fattori è stato l’esempio di come si possa passare con successo dal giornalismo al top management editoriale. Dicevano di lui, in via Solferino, sede del Corriere della Sera: «Come presidente della Rcs, nei momenti di conflitto tra le esigenze dei giornalisti e le logiche aziendali, ha finito per privilegiare il giornalismo». Un grande complimento, rivolto a chi ormai da tempo era passato «dall’altra parte della barricata». Dopo l’esordio in Gazzetta, Fattori fu dal ’48 al ’51 direttore di Sport Illustrato, per poi passare nel ’52 a dirigere L’Europeo.

Inviato de La Stampa nel ’67, vicedirettore del Messaggero nel ’72-73. Poi il grande salto, come responsabile di Bompiani, Etas Libri, Sonzogno e Fabbri. Quindi il ritorno al giornalismo, con la direzione de La Stampa. E infine l’incarico di amministratore delegato e presidente della Rcs.

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