Mosca promette più gas all’Italia

I russi chiedono una presenza diretta sul mercato italiano

Gian Maria De Francesco

nostro inviato a Mosca

Un impegno straordinario da parte della Russia per superare l’emergenza gas in Italia, sempre che il metano riesca ad arrivare in Italia attraverso l’Ucraina. È quello che ha ottenuto ieri il ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, nell’incontro durato circa due ore con il ministro dell’Energia di Mosca, Viktor Khristenko. La collaborazione russa sarà ricambiata favorendo gli investimenti delle imprese energetiche moscovite nel nostro Paese, ossia aprendo ulteriormente il mercato della produzione e della distribuzione del gas alle aziende di Mosca (Gazprom in primis) sia direttamente che attraverso joint venture. Saranno inoltre promosse forme di intesa tra imprese russe e italiane nei mercati energetici di Paesi terzi. «Ho chiesto al ministro russo di fare uno sforzo supplementare al di là dei contratti sottoscritti per aiutare l’Italia», ha dichiarato Scajola sottolineando che la richiesta di cooperazione è stata possibile perché il popolo italiano «ha dimostrato che sa fare sacrifici» avendo accettato la diminuzione di un grado della temperatura di riscaldamento delle abitazioni e degli uffici oltreché un’ora di fornitura del servizio in meno. Da parte sua Khristenko ha puntualizzato che «come Russia faremo tutto il possibile perché Gazprom possa rispettare tutti gli obblighi contrattuali che si è assunta». Insomma, uno scambio di impegni cui dovrà però far seguito un difficile aumento delle forniture.
Il colosso russo del gas, in seguito all’emergenza-freddo in Europa, ha infatti immesso nel gasdotto che va verso Occidente 80 milioni di metri cubi di idrocarburi in più ogni giorno ma questo surplus si rivela inefficace a causa del «prelievo indebito» dell’Ucraina. E anche Scajola ha concordato nello stigmatizzare il comportamento di Kiev nella vicenda. L’accordo con la Russia non è quindi detto che potrà dare i suoi risultati. Un altro segnale d’intesa tra Italia e Russia, ha precisato il ministro delle Attività produttive, è rappresentato dall’avvio «nel medio periodo» di una partnership per la ricerca di nuovi giacimenti di gas e petrolio in Russia. Un feeling che viene ribadito anche quando si allude a un possibile ruolo attivo di Gazprom nella crisi che si è determinata. «È una scemenza», ha detto senza mezzi termini Khristenko. «Abbiamo relazioni troppo buone - ha aggiunto - perché si possa dare peso a queste sciocchezze. La soluzione deve essere pragmatica e bisogna eliminare qualsiasi tentativo di politicizzare la situazione».
Un dato politico, tuttavia, è emerso: l’assenza dei capi delle imprese energetiche dei due Paesi. Ieri erano assenti sia Miller e Medvedev di Gazprom che Scaroni di Eni. L’intervento diretto dei due governi, ha puntualizzato Scajola, ha lo scopo di «sopperire a eventuali incomprensioni tra aziende energetiche». Allo stesso modo, la liberalizzazione del mercato italiano continuerà a svolgersi secondo l’equazione «più concorrenza vuol dire prezzi più bassi». Per Khristenko, invece, «è evidente l’importanza della presenza del fornitore nel Paese del consumatore; altrimenti sarebbe più difficile parlare di prospettive».

Ma cosa accadrebbe se l’Eni dovesse in qualche modo opporsi all’ingresso di un nuovo operatore in Italia? «L’importante è dirlo», ha risposto lapidariamente Scajola. Insomma, l’apertura dei mercati è un processo irreversibile a prescindere dagli interessi del singolo operatore sia pure un campione nazionale.

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