C he piaccia o meno, nessuno può negare al Malaparte uomo, scrittore, giornalista, un posto di rilievo tra gli interpreti più singolari, discussi e controversi del nostro Novecento. Personaggio di rivolta e di rottura, delle provocazioni e degli eccessi, liquidato da una certa critica in una nicchia di ribellismo politico, tacciato (a volte anche legittimamente) di essere un incoerente e un voltagabbana (passò dal Partito repubblicano al fascismo, allantifascismo, di nuovo al fascismo, poi al filocomunismo e allanticomunismo) e di non aver saputo scindere, nemmeno nelle sue descrizioni più crude, tra realtà e finzione (pare che alcuni dei suoi reportage, comodamente scritti dalla sua villa di Capri, fossero del tutto inventati), Curzio Malaparte, allanagrafe Kurt Erich Suckert, fu anche, e soprattutto, un grandissimo scrittore, autore di opere come Kaputt o La pelle tradotte e apprezzate in tutto il mondo.
Oggi, a più di cinquantanni dalla morte, a riproporre la complessa figura dello scrittore pratese (come già ha iniziato a fare da qualche tempo la casa editrice Adelphi) è la Biblioteca di Via Senato di Marcello dellUtri, che nellaprile 2009 acquistò dagli eredi lArchivio personale di Curzio Malaparte, e da domani, per la prima volta, ne offrirà al pubblico un ampio assaggio nella mostra «Malaparte Arcitaliano nel mondo», aperta fino al 26 settembre (via Senato 14, tel. 02-76215323) per poi spostarsi a Prato. Saranno esposti i manoscritti e dattiloscritti originali di Malaparte, oggetti e documenti personali, le fotografie private e dei suoi reportage dallestero, e una fitta corrispondenza con i più grandi intellettuali del suo tempo, da Henry Miller a Ezra Pound, da Sandro Penna a Elio Vittorini, passando per Piero Gobetti, Giuseppe Prezzolini, fino a una commovente epistola nella quale Louis-Ferdinand Céline, in gravi difficoltà economiche, ringrazia Malaparte per avergli devoluto il denaro di un premio letterario.
Reazionario e innovatore, uomo dordine e rivoluzionario, fu un interventista culturale (e politico) dalla personalità complessa e contraddittoria, libera e ingovernabile, non inquadrabile né con i buoni né con i cattivi. Esibizionista e mitomane, narciso e mondanissimo (curava come una signora il suo aspetto e viveva da single passando da una donna allaltra), fu il precursore del giornalismo dinchiesta e un irriducibile inviato speciale, capace di spaziare dai salotti alle trincee, dai campi da golf a quelli di sterminio, dalle rivoluzioni alle conferenze diplomatiche. Nato a Prato da padre tedesco, anche per questo si impegnò - riuscendoci a essere più italiano degli italiani: un «arcitaliano» appunto - esemplare estremo dei vizi e delle virtù nazionali - inaccettabile agli stessi italiani.
Lesposizione, curata da Matteo Noja, responsabile dei Fondi Moderni della Biblioteca, traccia le tappe salienti della sua formazione e dellattività non solo letteraria, ma politica, giornalistica, teatrale, cinematografica. A scandirla sono i quattro elementi del cosmo: il Fuoco, inteso come la passione degli ideali giovanili, ma anche come le fiamme del primo conflitto mondiale; lAria, come vento del «moderno» che avanza, che trova a Parigi la sua capitale ufficiale e si traveste in Italia da rivoluzione fascista; la Terra della rovina, violentata dalla guerra che tutto distrugge, persino il rispetto e la memoria; infine lAcqua, tempo di rinascita, di ricerca e di attrazione per nuove forme espressive.
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