In mostra a Nervi la suggestione di una preziosa raccolta ritrovata

(...) Tra le «sorprese» Giubilei ha segnalato «La declamatrice» capolavoro di Cabianca, «Masseria con pergolato» di Fattori testimonianza emblematica della pittura di macchia e «rarità» la precocissima veduta lacustre di Segantini. A proposito di una mostra così suggestiva è da ricordare la «sfida» di Luca Borzani quando presentò il Polo Museale di Nervi. Da uomo concreto e fattivo aveva capito che solo con iniziative d'eccellenza, costanti nel tempo e pubblicizzate legate ai quattro Musei, si potevano valorizzare i Parchi, un tempo «piccola Versailles genovese», e scongiurare il ritorno ad una concentrazione espositiva in centro-città. La rassegna - 50 tra dipinti e sculture (catalogo Silvana Editoriale) -, è curata da Sergio Rebora e Paolo Plebani, con approfondimento sul maestro divisionista Previati, che morì a Lavagna, e sul veronese Gonzato, consigliere artistico di Molo, che da mecenate ne acquisì opere. Il suo arioso «Maggio» (1924) ci fa capire perché due grandi, Contini con Le maschere di Gonzato e Ungaretti con Le voci tragiche, vollero esplorare i suoi temi più singolari. Interessante il periodo in cui Molo fece gli acquisti. Negli anni venti del dopo-guerra si riscoprivano I Macchiaioli, nella dispersione sul mercato di collezioni private arrivò quella dell'industriale Chierichetti con aperture a Liberty, Secessionismo e Novecento e, alla morte del gallerista Grubicy, sul mercato furono immesse molte opere di Previati. Nella mostra non manca l'atmosfera di affetti e di cose per far conoscere lo svizzero, uomo d'affari operante tra Berlino e Argentina. Molo è presentato in famiglia: ritratti dei figli, una consuetudine mutuata dall'aristocrazia, tela commemorativa del padre, direttore delle Poste a Bellinzona. Viene rievocato lo studio della villa neorinascimentale di Bisio di Balerna, ornato dall'imponente «La Peste», soggetto sacro secentesco. Il suo amore per il sacro, oltre che per il naturalismo e la pittura di paesaggio, risalta in due soggetti lombardi: «La Madonna in preghiera» del Piccio (il Carnovali) e lo studio di Trécourt dedicato a «San Nicola che libera tre innocenti» per la pala d'altare a Zanica (BG). Tra le opere di spicco, alcune credute disperse, ora completano il catalogo dei rispettivi autori: «Donna con calice» di Bianchi, «Lezione di recitazione» di Cabianca, «Teste» di Delleani, l'attraente «Casa di Satana» di Pictor, l'agreste «Diligenza a Sesto» di Fattori scelta come logo.

Sempre splendidi i cavalli e i soldati a cavallo di Fattori, di cui l'allievo Nomellini rimpiangeva non avesse dipinto un'epopea militare. Il quadro più moderno della mostra pur se del 1895, forse perché come ogni ligure sento il mare nel dna, mi sembra «Marina e bimbi al bagno» di Carnicci.

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