Mostre, dibattiti e spettacoli: quando la storia va in piazza

Ci sono gli scatti di Robert Capa a far rivivere l’orrore della guerra. Ci sono i dipinti di Tom Porta a ricordare il sacrificio dei kamikaze. I reportage di Giorgio Bergami sui giorni drammatici dell’assedio di Sarajevo. E poi la maratona no-stop di film, cortometraggi e documentari d’epoca, musica, incontri, spettacoli, dibatti. «La Storia in piazza», seconda edizione. Si comincia oggi e si prosegue fino a domenica 17 con la rassegna di eventi organizzata dal Comune di Genova. Quest’anno si parla di invenzione della guerra. Con filosofi, antropologi e storici che a Palazzo Ducale discuteranno di come il conflitto sia una chiave di lettura della memoria pubblica, della modernizzazione e della costruzione dell’immaginario collettivo. «La voglia di storia rappresenta il desiderio di futuro e la stanchezza per una politica che schiaccia tutto sul presente», dice l’assessore comunale alla cultura, Andrea Ranieri presentando l’iniziativa. C’è il tempo anche per una valutazione sull’emergenza degli sbarchi dal Nord Africa limitata secondo Ranieri ad una semplice e pure cronaca dell’immigrazione. L’aggancio all’attualità arriva anche dal lancio delle molotov dell’altra notte contro una delle strutture per i rifugiati a Sampierdarena. «Anche in quest’ottica la Storia in piazza con il tema sull’invenzione della guerra, si colloca nel presente».
Torniamo agli eventi. Stamani alle 10 David Riondino racconterà la guerra attraverso la letteratura e le lettere dei comuni soldati, in un lavoro che unisce teatro e musica. Mentre in serata, nel Salone del Maggior Consiglio del Ducale toccherà ai musicisti del Nord Africa esibirsi in un concerto, per la prima volta insieme. In mattinata alle 9, la videoconferenza con una sopravvissuta alla bomba atomica di Hiroshima. «Il senso di fare cultura pubblica è leggere non solo la guerra nella storia, ma nel presente - aggiunge Luca Borzani, presidente della Fondazione Palazzo Ducale -. La guerra produce mobilitazione e consenso, incide sulla memoria, sui comportamenti e sulla cultura. Ma la storia può anche essere presentata al grande pubblico. È una scommessa: fare cultura oggi vuol dire aiutare a conoscere e pensare». E per dare l’idea di quale sia la portata della rassegna, Borzani ricorda i numeri: 42 incontri, 19 ospiti, 7 spettacoli e concerti, 1 maratona no-stop, 9 mostre, 30 laboratori didattici e 6mila ragazzi prenotati nelle scuole genovesi.


«Conoscere la storia non deve essere per pochi - ricorda Donald Sassoon, curatore della manifestazione e docente di Storia Europea a Londra -. Non c’è in Europa un festival tanto internazionale. A chi accusa l’Italia di essere provinciale, basta mostrare fenomeni come questo».

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