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A Venezia è l'anno della svolta per il Festival con "Micro-Music" racconta il presente

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Biennale Musica 2023, l’anno della svolta per il Festival Internazionale di Musica contemporanea, alla sua 67esima edizione, titolo «Micro-Music» (dal 16 al 29 ottobre). Proprio così: ci sono state Biennali – per antonomasia vetrine del nuovo o giù di lì - che pur assicurando ottimi livelli, qualche volta hanno strizzato l’occhio (un po’ troppo) ai linguaggi di ieri. Quest’anno invece, la manifestazione più che mai sta al passo con i tempi, raccontando la contemporaneità. Dopo il «teatro musicale», messo al centro l’anno scorso, ambito che in questi anni ha riscosso, riscuote interesse e successo (vedi il Leone d’oro al compositore Giorgio Battistelli), stavolta tocca alla musica elettronica, che al festival - a parte la pregiata statuina alla Carriera consegnata all’iconico Brian Eno – vuol dire tante cose. Certo, le critiche non sono mancate, da parte di chi pensa che «la musica elettronica abbia già i suoi ambiti, i suoi festival e che quindi con Venezia non dovrebbe essere così in primo piano». Ma qui, allora, bisogna intendersi sui concetti di musica (sempre più largo, globale e universale) e di contemporaneità. Comunque sia la manifestazione veneziana di quest’anno racconta l’elettronica senza pregiudizi, nelle sue più diverse declinazioni, come voluto della direttrice Lucia Ronchetti: si va dal «Sound Microscopies» al «Sound Installattions», al «Sound Exhibitions»; e ancora: «Stylus Phantasticus-The Sound Diffused by Venetian Organs», «Club Micro-Sound», «Sound Studies» e «Digital Sound Horizons», tutti messi sullo stesso piano; dalle ricerche accademiche al clubbing, ovvero la techno che si ascolta nei locali e ai rave (info: www.labiennale.org), per altro ambito in cui la ricerca e le creazioni appaiono più nuove. Per rintracciare una manifestazione così, che «svecchia», bisogna ritornare alla Biennale 2003, diretta dal pianista newyorkese Uri Cane, che mise in scena il jazz sperimentale.

Ora, stessa dinamica a una Biennale che probabilmente si avvicina, viste le proposte, a giganti come «Ars electronica», storico festival austriaco di Linz (in Italia ci sono il «Kappa FuturFestival» di Torino e a Milano le rassegne «Inner-Spaces» al San Fedele ed «Electropark Exchanges» al Parenti), andando a toccare le ultime «indagini» in altre discipline: nel cartellone compare la «bio-arte», che «lavora» con la materia biologica, viva, dell’uomo; una novità, questa, che non si è vista neppure alle Biennali d’Arte. Ma vediamo una sezione più da vicino. Ecco «Sound Microscopies», ovvero mettere il suono sotto la lente; qui ci sono i grandi lavori del «padre putativo» Brian Eno, poi Miller Puckette (quello che ha creato programmi utili a mezzo mondo). Altro protagonista: Morton Subotnick, storicamente il primo a realizzare un pezzo elettronico commissionato da un’etichetta discografica: nel concerto inaugurale ci sarà il brano As I Live And Breathe, dove il compositore elabora il suo respiro e gesti vocali secondo tecniche avanzate creando un ambiente personale e poetico. Non mancano gli italiani: Andrea Liberovici con Paolo Zavagna (16 ottobre), con Sound of Venice Number Two, interessante il 23 l’incontro su «Professor Bad Trip: il trittico di Fausto Romitelli», autore goriziano scomparso nel 2004. Attenzione a Francesca Verunelli, classe ’79, con il suo Song Voices (il 27). Oltre ai concerti ci sono tavole rotonde, installazioni e collegamenti radiofonici. Degna di nota l’iniziativa dedicata agli organi antichi. Il 28 alle ore 9 su Rai Radio3, a cura di Giovanni Bietti, ci sarà la lezione «La Musica per organo della Scuola veneziana del XVI secolo».

Come a dire, che i primi sperimentatori del suono furono proprio loro, i grandi organisti del glorioso passato della Serenissima.

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