Alberto Cantù
da Piacenza
Piacenza città che Verdi amò e frequentò. Piacenza città della musica: dal concerto con le orchestre dei Conservatori dellEmilia Romagna (direttore di lusso Tiziano Severini), alle serate inaugurali della stagione nel Teatro Municipale con lOrchestra Toscanini: un asso del violino quale Massimo Quarta (lHavanaise e il Rondò capriccioso di Saint-Saëns: virtuosismo di eleganza suprema) e un maestro della bacchetta quale Yury Temirkanov col Coro di Praga, nel Requiem di Mozart.
Piacenza città che ha adottato lOrchestra giovanile «Cherubini» dopo averle offerto una sede. Tanto che, dice lassessore Giovanna Calciati, tutta fuoco e raziocinio, «le famiglie fanno a gara per ospitare i ragazzi, un pranzo nei locali convenzionati per loro costa cinque euro e la Banca di Piacenza ha messo a disposizione per le prove lo storico Palazzo Galli». Fra concerti e opere ovvero con la «cura intensiva» del Ravenna Festival 2005, dove il complesso ha la residenza estiva, la «Cherubini» è sempre più «di Riccardo Muti»: direttore musicale ovvero padre che «vuole musicisti moderni, colti, duttili, appassionati senza cadute nella routine, pronti a volare con la fantasia, dove anche un pizzicato sia vissuto con intensità musicale e il canto venga sempre ben sostenuto» ossia tenuto a lungo.
Volare, appunto. Perché a sette mesi dal debutto, la «Cherubini» sta mettendo le ali. Il 18 dicembre terrà il Concerto di Natale nellaula romana del Senato e nel 2007, sempre assieme a Muti, volerà al Musikverein, nella Sala doro - quella del Concerto di Capodanno - su invito dei Wiener Philharmoniker. Nel frattempo gli ottanta giovani di un«orchestra di formazione» hanno ali piccole ma robuste e lievi per cogliere sia la poesia sia lo smalto della Sinfonia concertante di Mozart, tuttuno col violino di Francesco Manara e la viola di Simonide Braconi come già in un memorabile concerto nella Cattedrale romanica di Trani e - ieri sera - nellapplaudito, festosissimo rendez-vous al Municipale gremito (fuori programma, sullo scroscio dei battimani, la Sinfonia da Giovanna dArco di Verdi).
Consensi per il violino limpido e pieno di umanità di Manara, per la viola intensa, tutta sfumature di Braconi, per unorchestra duttile e dallo stile impeccabile. Consensi decisi per un brano da far tremare i polsi come la Quinta sinfonia anno 1937 di Dmitri Shostakovic: il più noto e, in Russia, il più amato fra i lavori del compositore che subì le purghe di Stalin. Violini e violoncelli hanno acquisito corpo e sono diventati molto più ricettivi. Legni e ottoni sono di alto rango. I contrabbassi garantiscono una base solida alla «Cherubini» e le viole sanno cantare con calore e smalto. Ed ecco, in Shostakovic, il grido, quellinseguirsi continuo dun tema che verrà poi annientato dallintera orchestra (primo movimento). Ecco i ghigni mahleriani dello Scherzo; lAdagio in bilico fra elegia, recitativo e desolazione e il Finale ipervirtuosistico risolto con sicurezza e un ammirevole aplomb.
Oggi orchestra e direttore saranno a Legnago, patria di Salieri, nel Teatro omonimo. A Muti, per meriti salieriani (Europa riconosciuta alla Scala), verrà conferita la cittadinanza onoraria e si ascolterà un suite di balletto che Salieri compose lo stesso anno dellEuropa più due Sinfonie di Schubert: la Tragica e lIncompiuta.
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