È stato fermato dai carabinieri in piazza Mercato a Napoli, regno incontrastato del clan Mazzarella. Un giovane di 14 anni, accompagnato da due amici, era in possesso di un coltello a serramanico che nascondeva negli slip. Quando i militari lo hanno perquisito sono venuti a conoscenza del fatto che il minorenne era il nipote di uno dei boss della famiglia Mazzarella. Il giovane è stato denunciato per porto di oggetti atti ad offendere e poi affidato ai parenti, il coltello è stato sequestrato.
Sempre in piazza Mercato, i militari hanno trovato due grossi alberi di Natale, nascosti sopra al tetto di una cabina dell'Enel. Erano stati presumibilmente rubati nei giorni scorsi e accatastati per essere usati per il "focarazzo" nella "notte dei cippi di Sant'Antonio", quella del 17 gennaio.
Ieri, sempre a Napoli, sono stati fermati altri appartenenti ad un clan di camorra, per l’omicidio di Fortunato Sorianiello del 2014. Il provvedimento cautelare è stato emesso al termine di una mirata attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica, che ha permesso di individuare, attraverso dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, riscontrate da intercettazioni telefoniche e ambientali, il ruolo ricoperto dai destinatari dell’ordinanza cautelare.
Secondo il provvedimento cautelare, Carlo Tommaselli, a capo del clan Tommaselli-Marfella, operante nel quartiere Pianura, avrebbe ucciso Fortunato Sorianiello, figlio di Alfredo detto “o’ biondo”, ex affiliato al clan Grimaldi, a causa di un contrasto insorto per questioni legate allo spaccio di droga nella zona denominata “della99” nel Rione Traiano.
Tale omicidio, peraltro, ebbe un effetto dirompente sull’assetto degli equilibri criminali nell’area Flegrea, segnando la rottura dell’alleanza strategica tra la famiglia Sorianiello e il clan Vigilia, dal momento che i primi sospettavano gli stessi Vigilia avessero consentito l’omicidio di Fortunato sul loro territorio a Soccavo.
L’uccisione di Sorianiello era balzata nuovamente agli onori delle cronache nel maggio del 2017, quando in occasione dei festeggiamenti dedicati alla Madonna dell’Arco nel
rione Traiano, la processione religiosa si era prodotta in un “inchino” davanti alla casa del defunto. Un gesto che non aveva, giustamente, mancato di suscitare polemiche ed indignazione diffuse nell’opinione pubblica.
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