La nave «Riviera» sarà consegnata in ritardo: l’armatore rinvia le crociere, Fincantieri paga

di Ferruccio Repetti

Finora era solo un’ipotesi - malaugurata ipotesi -, da ieri è una certezza. Che riguarda anche il futuro di Fincantieri come azienda simbolo di qualità e affidabilità: «Oceania Cruises», la compagnia di navigazione che ha fatto costruire nello stabilimento di Sestri Ponente la lussuosa «Riviera» e ne ha già venduto le prime crociere in base alla consegna fissata per contratto a marzo 2012, è costretta a prendere atto che non avrà la nave nei tempi stabiliti. La conferma l’ha avuta dalla stessa Fincantieri in conseguenza dei ritardi dovuti alle manifestazioni sindacali (di un solo sindacato, la Fiom Cgil) che hanno interrotto il lavoro dell’ultima unità commissionata ai cantieri di via Soliman e ne hanno compromesso il varo. Vantandosene, anche, quei geni della Fiom - complimenti! -, e minacciando addirittura il sequestro dell’unità, come se fosse «cosa loro» e non un patrimonio industriale che appartiene al passato, al presente e al futuro della società e dei suoi lavoratori veri (cioè, quelli che lavorano, non quelli che, garantiti dalla cassa integrazione a 1800 euro lordi al mese, picchettano e bloccano chi vuol lavorare).
Fincantieri, in balìa della Fiom, è costretta a comunicare i ritardi ormai incolmabili nella costruzione della «Riviera», costringendo a sua volta l’armatore a riprogrammare le crociere. Una nota su carta intestata della «Oceania Cruises» conferma che il viaggio inaugurale della «Riviera» è stato posticipato dal 24 aprile al 16 maggio, e che tutti gli ospiti interessati dallo spostamento saranno contattati dalle proprie agenzie viaggi o da Oceania Cruises direttamente per trovare partenze alternative. Ancora: gli ospiti prenotati avranno la possibilità di prenotare un’altra crociera e ricevere un bonus-credito per future crociere da 250 a 1.000 dollari per ospite in base alla categoria del soggiorno. Qualora gli ospiti non desiderino riprenotare, saranno completamente rimborsati. «Siamo sinceramente dispiaciuti per gli inconvenienti che questo può causare ai nostri ospiti» spiega Kunal S. Kamlani, presidente della società. E aggiunge: «Stiamo lavorando a stretto contatto con il cantiere affinché Riviera sia completata e siano rispettati gli elevati standard di qualità e servizio di Oceania». Nessun accenno sulle cause del ritardo: la diplomazia impone un aplomb di stampo anglosassone. Ma chi è pronto, oggi, a scommettere un euro, o anche solo un centesimo, su una futura commessa di Oceania Cruises a Fincantieri?
L’amministratore delegato della società cantieristica, Giuseppe Bono, tenta di mitigare il disagio: «Ci rincresce che gli scioperi abbiano causato questo ritardo. Tutta Fincantieri è impegnata a creare navi di qualità superiore e consegneremo a Oceania Cruises una nave meravigliosa senza ulteriori ritardi». Chissà se il signor Bruno Manganaro, capopopolo della Fiom, condivide la stessa prospettiva ed è pronto - così, tanto per solidarietà operaia - a mettere anche lui mano al portafoglio per rifondere la penale da 300mila euro per ogni giorno di ritardo nella consegna. E sì, perché a tanto ammonta la conseguenza in denaro del «sequestro» minacciato e confermato dell’unità da crociera che era arrivata praticamente alla pulitura e lucidatura finale. Senza contare - e invece bisognerà contarlo, eccome - il danno di immagine che deriva a Fincantieri in vista di altri potenziali committenti.

I lavoratori (veri) di Fincantieri, i genovesi, le persone di buon senso sanno esattamente chi devono ringraziare per questo bel servizio fatto all’economia di una città e di un Paese. Che hanno bisogno urgente di superare la crisi. Ma forse è proprio questo che non vogliono i demagoghi agitatori di professione: per loro c’è gloria solo nel casino.

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