
Non è un caso isolato quello del turista che ieri ha danneggiato agli Uffizi il “Ritratto di Ferdinando de’ Medici gran principe di Toscana”, opera risalente al tardo '600 di Anton Domenico Gabbiani, scivolando all’indietro nel tentativo di imitarne la posa e strappando la tela.
Sono molti, e alcuni anche recentissimi, i precedenti di danni provocati al patrimonio artistico italiano da visitatori poco attenti — o semplicemente irrispettosi. Le misure anti-selfie annunciate dopo l’ultimo episodio – ma come detto non è certo che il maldestro turista stesse immortalandosi – potrebbero, insomma, non servire ad arginare il fenomeno.
A Verona, poche settimane fa (ma la notizia è stata data da pochi giorni), un turista per farsi scattare una foto dalla moglie si è seduto sulla “Sedia di Van Gogh”, opera d’arte coperta di Swaroski dell’artista Nicola Bolla, sfondandola per poi scappare. E di precedenti ce ne sono tanti, da Nord a Sud. A Roma, per esempio, c’è l’annosa questione dei graffiti sui monumenti, soprattutto al Colosseo. Un malcostume con illustri precedenti, visto che già secoli fa i giovani rampolli dell’aristocrazia di tutta Europa, durante il Grand Tour, si sentivano autorizzati a lasciare il proprio nome inciso su affreschi e marmi antichi. Quasi ogni anno c’è un turista che rinfresca la tradizione, tra Colosseo, Foro e Pantheon, incidendo il proprio nome, quello della fidanzata o qualche frase idiota. Ma per fortuna l’occasionale incisore è quasi sempre pizzicato in flagranza. Ad agosto 2021, una coppia di giovani americani ha inciso un cuore con le proprie iniziali sul basamento dell’arco di Augusto si è ritrovata sotto processo e multata per 800 euro. Due anni fa è toccato all’anglo-bulgaro Ivan prima incidere “Ivan+Hayley 23” sul marmo dell’Anfiteatro Flavio, poi scrivere una lettera di scuse al Campidoglio, spiegando per giustificarsi di “non sapere” che si trattava di un monumento antico.
E che dire di Trinità dei Monti? La celebre fontana alla base, la Barcaccia, è stata attaccata due volte: nel 2007 da quattro turisti ubriachi che scalfirono a colpi di cacciavite lo stemma di Papa Urbano VIII, nel 2015 da petardi e fumogeni degli hooligans del Feyenoord, che provocarono un centinaio di scalfitture e danni per centinaia di migliaia di euro. Ma pure la scalinata non scherza. Nel 2022, a giugno, due turisti americani sono scesi a bordo di due monopattini, e una volta giù ne hanno scagliato uno sul monumento. Il mese prima un cittadino saudita aveva tentato di scendere le scale direttamente con la sua Maserati, danneggiando anche il marmo oltre all’auto. E pochi giorni fa, tra 16 e 17 giugno, un 81enne romano in Mercedes ha fatto lo stesso, scendendo tutta la prima rampa in direzione piazza di Spagna, spaccando qualche gradino, prima di restare incastrato e venir fermato dai vigili urbani. Sempre a Roma, tra i tanti casi, c’è anche quello del turista americano di origini egiziane che, a ottobre 2022, durante una visita ai Musei Vaticani ha scagliato sul pavimento due busti di epoca romana poggiati su due mensole all’interno della galleria Chiaramonti, provocando danni per 15mila euro.
Non c’è solo la Città Eterna, in Italia il patrimonio artistico e vasto e diffuso, e i turisti incauti pure. A Possagno, nella locale gipsoteca, un turista austriaco nel 2020 si è steso accanto al gesso originale che Canova aveva preparato per la statua di Paolina Borghese per farsi un selfie, con il risultato di staccare tre dita all’opera d’arte, prima di darsela a gambe. A Milano, nel 2014, la copia ottocentesca del Satiro Ubriaco conservata nell’Accademia di Brera venne danneggiata da uno studente, forse ubriaco anch’egli, che gli saltò sopra staccandogli una gamba. Anche Firenze, ovviamente, “vanta” dei precedenti rispetto all’ultimo degli Uffizi: a settembre 2023, un turista tedesco di 22 anni si arrampicò sul “Biancone”, la celebre fontana del Nettuno in piazza della Signoria, per farsi immortalare dagli amici, danneggiando il monumento per almeno 5mila euro. E nel 2017 anche a Venezia venne sorpresa e fermata una turista francese quarantenne, residente a Milano, intenta a imbrattare con stencil e bombolette spray capitelli lignei medievali, muri e statue in marmo. Due anni prima, due ragazzi si erano arrampicati sulla statua dei Due Ercoli a Cremona per scattarsi un selfie, rompendo la corona in marmo che sovrasta la scultura. Risale all’anno scorso, invece, il colpo di genio di uno studente olandese 17enne che ha pensato bene di firmare col suo tag una parete affrescata in una domus di Ercolano, utilizzando un pennarello nero. Imitato, un mese dopo, da un ignoto vandalo che a Pompei ha scelto però di imbrattare un monumento funerario in marmo.
La lista degli episodi è potenzialmente infinita, pure escludendo gli attentati di mafia, non dei turisti, come le bombe del 1993 in via dei Georgofili, a Firenze, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro a Roma. Ma, a proposito di “attentati”, decisamente dolosi, va ricordato l’archetipo di questo genere di vandalismi. Ossia l’attacco a martellate alla Pietà di Michelangelo, a San Pietro, la mattina del 21 maggio 1972, da parte di László Tóth, australiano di chiare origini ungheresi che si credeva Gesù Cristo. Da allora e fino a quello dell’altro giorno agli Uffizi, i casi di danni al patrimonio artistico da parte di turisti scellerati, distratti o criminali sono stati tanti.
In un Paese dove ogni pietra è arte, anche l’incuria e la mancanza di rispetto sono diventate tradizione. Per fortuna, in grande maggioranza i turisti che apprezzano il nostro patrimonio artistico preferiscono goderselo piuttosto che distruggerlo.