Nel business della Pasqua anche un uovo da tre carati

Cento e trenta milioni di euro. E’ quanto spendono per la Pasqua i milanesi, nella stima della Camera di Commercio. Nella cifra sono compresi il pranzo della festa, i viaggi, i doni e le follie che ci si scambiano in questa data, un 24 aprile che in quanto a business viene subito dopo il 25 dicembre e promette più libertà e fantasia. Una tendenza? A quanto pare la gente sotto il Duomo, una delle cattedrali erette fin dall’inizio proprio con i soldi delle tasche dei cittadini, preferisce il cibo delle Spirito a quello della carne, confermando una fede concreta e semplice. Spopola lo shopping religioso ed è valutato in crescita l’acquisto di oggetti di carattere sacro.
All’Ancora s.r.l. in via Larga 7, negozio specializzato in regalistica di fede, confermano che le vendite in questo periodo salgono anche del 15%. Si tratta di biglietti augurali, rosari, crocefissi di particolare manifattura, angeli e libri che preparano il lettore al contenuto di una festività dedicata non tanto al corpo di Cristo, ma al suo Corpo Glorioso per cui spiritualmente più pregnante del Natale. Il commercio in questo tipo di oggettistica è tanto ghiotto, che anche arabi e cinesi si sono messi a smerciare emblemi di resurrezione!
Se il microrosarietto in oro da collo, che arriva al prezzo di 600 euro, è uno dei doni più ambiti non solo dalle donne ma anche dai ragazzi, non c’è dubbio che poi, alletata l’anima, ci si rivolga alla pancia. Pasteggerà al ristorante l’8% dei meneghini, con una spesa per persona intorno ai 40 euro. «Il 77% invece preferisce brindare in casa - spiega Alfredo Zini, vicepresidente Epam - mettendo in tavola la tradizione. Il costo di un desco pasquale per una famiglia di quattro componenti si aggira intorno ai 100 euro. Capretto e agnello sono protagonisti. Si registra un calo del cioccolato e come dolce tiene sempre la colomba, anche se è in ascesa il successo della pastiera napoletana, torta fresca e genuina».
La campagna contro l’eccidio degli animali sacrificali ha avuto effetto? «Ho l’impressione che quest’anno abbiano inciso più i viaggi che altri tipi di messaggi, forse perché quello pasquale è l’unico fine settimana possibile» spiega Maurizio Arosio, presidente dei macellai dell’Unione Confcommercio, che ogni anno ordina una cinquantina di pezzi tra agnelli e capretti per venderli nella macelleria in zona Barona.
«Gli altri anni si arrivava all’esaurimento dei capi, invece ora ne sono rimasti, eppure il prezzo è sceso del 15%, aggirandosi intorno ai 22 euro al chilogrammo». Agnellini e caprettini sono considerati un po’ il pesce del pranzo di domani, cioè prodotti prelibati, così c’è chi ha voluto risparmiare e ha preferito l’arrosto di vitello oppure i polpettoni ripieni.
Ma visto che Pasqua significa luce, diamo luce anche allo splendore del carattere meneghino che quando vuole non si tira mai indietro. Alla pasticceria Bastianello, in via Borgogna 5, Nicola Gervasio sorride senza limiti, narrando: «Abbiamo fatto un uovo di da mille e quattrocento euro. I soggetti sono gatto Silvestro e Titti il canarino.

Sono state farcite colombe con albicocche e mandorle pralinate, oppure con crema chantilly e fragoline di bosco. Dentro un nostro uovo un cliente ha messo un brillante da tre carati: felicità alla signora!». E visto che Pasqua è con chi vuoi, non preoccupiamoci se sarà o no quella ufficiale!

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