Caro Massimiliano, ottimo il tuo articolo di ieri «Se un giornale anticipa la politica», e anche noi, prima coi Comitati 27 Marzo e poi con l'Unione per le Libertà potremmo dire: ci avevamo visto giusto, e farci pagare i diritti d'autore, avendo immaginato quello che si chiamerà Pdl nel lontano 1996, ma consentimi di affrontare brevemente un punto da te «sorvolato».
Fin qui la discussione sul futuro Pdl tutta a livello di dirigenti, spesso si parla di qualcosa che ancora non si sa come andrà a nascere e con quali regole. Da tutto ciò, parrebbe, tagliata fuori la base.
Dunque, perché sia chiaro, noi diciamo no ad un nuovo partito fatto di figli (An e Fi) e figliastri (la base, le associazioni d'area, altri partiti che sia andranno ad aggiungere); no ad un partito di «eletti», oligarchico, dove tutto sia deciso da pochi ma, al contrario vogliamo un partito con regole certe, democratiche, secondo il metodo liberale e il principio meritocratico, in altre parole un partito di eletti, magari attraverso il metodo delle primarie; non credo di chiedere troppo, non lasciamo che i cittadini che hanno entusiasticamente riscoperto la voglia di far politica in questi ultimi mesi, attraverso le associazioni, i circoli, i gazebo, la partecipazione attiva, la re-iscrizione al Pdl siano lasciati nuovamente ai margini delle decisioni che contano, costituenti il nuovo partito.
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