"Il Nobel a un liberale? Lo credevo impossibile"

Appena incoronato da Stoccolma, Vargas Llosas racconta: "C'è ancora un dittatore da battere: Castro"

"Il Nobel a un liberale? Lo credevo impossibile"

Mario Vargas Llosa ha confessato il suo pregiudizio sul Nobel per la Letteratura. «Ero convinto che uno scrittore che si dichiara liberale non avesse alcuna opportunità di vincere il Nobel e che non lo avrei mai vinto perché ero troppo controverso», ha ammesso l’autore peruviano in un’intervista al quotidiano francese Le Monde. «Ma mi sbagliavo e ora questo premio può essere un incoraggiamento per quanti in America latina si battono per la libertà politica, economica e culturale».

Vargas Llosa ha ricordato di aver sempre combattuto «l’autoritarismo di destra e di sinistra» e ha affermato che «malgrado gli enormi problemi che ancora affliggono l’America latina, il continente è sulla giusta strada». Anche se non tutti i nodi sono sciolti. «Resta solo una dittatura, Cuba, e alcune semi-dittature come il Venezuela di Chavez o il Nicaragua...», ha osservato. E questo grazie al fatto che «la sinistra ha compiuto una svolta democratica e socialdemocratica, aperta al mercato» e «anche la destra è ora democratica».

Dopo aver ribadito di considerarsi uno scrittore impegnato, a patto di tenere distinte letteratura e propaganda, l’autore peruviano ha spiegato quali sono le sue maggiori influenze: «Verne, Hugo, Dumas. Mi hanno aiutato molto, soprattutto all’epoca del mio esordio. Ho una immensa passione per la letteratura del XIX e dei primi anni del XX secolo.

Ho letto e riletto Thomas Mann, in particolare La montagna incantata, I demoni di Dostoevskij, Guerra e pace di Tolstoj, Moby Dick di Melville, Madame Bovary di Flaubert. Questi libri mi hanno accompagnato per tutta la vita. Poi apprezzo molto Faulkner, la cui influenza su di me è stata enorme, così come Malraux».

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