Economia

Nuova Alitalia: "Grazie a Berlusconi e a Intesa"

Il neo presidente Colaninno celebra il passaggio di consegne alla Cai. E con l’ad Sabelli promette: "Pareggio nel 2010". "Partner estero entro fine dicembre. Gli scali di Roma e Milano non saranno penalizzati"

Nuova Alitalia: "Grazie a Berlusconi e a Intesa"

RomaDa ieri Cai è proprietaria di Alitalia. Il presidente Roberto Colaninno e l’amministratore delegato Rocco Sabelli hanno siglato con il commissario straordinario Augusto Fantozzi il contratto per rilevare il complesso delle attività di volo della ex compagnia di bandiera. Il 13 gennaio la nuova azienda sarà pronta a volare anche se gli effetti economici decorrono già dal 1° dicembre.
«Il successo - ha commentato Colaninno nel corso di una conferenza stampa - è dovuto a due soggetti: il presidente del Consiglio Berlusconi e Intesa Sanpaolo che ha dato un’opportunità di investimento». Un obiettivo raggiunto dopo quattro mesi di trattative serrate ma, come ha precisato lo stesso presidente, «senza interferenze politiche». Nessun passaggio è stato agevole. Si è dovuto negoziare con i sindacati e con le associazioni dei piloti che «rifiutavano di cedere il controllo» di Alitalia, ha osservato Sabelli. Ma dopo che gli assistenti di volo (Anpac e Avia) hanno accettato l’accordo di Palazzo Chigi, il percorso è in discesa e, con le lettere di assunzione in fase di invio, Colaninno è convinto che cadranno «le barriere» opposte dai comandanti che saranno «centrali» nel nuovo corso.
Anche la Commissione Ue (che ha apprezzato «la totale trasparenza e buona fede» di Cai, ha rimarcato il numero uno di Immsi), il commissario straordinario e AirOne, recentemente acquisita, hanno comportato trattative «dure». Ma da ieri la musica è cambiata. Tra un mese Alitalia sarà qualcosa di profondamente diverso dal passato: un miliardo di capitalizzazione, una flotta di 148 aerei con un’età media di 8,6 anni (oggi sono 12,4) e 70 destinazioni servite, 670 voli quotidiani e 4.700 frequenze settimanali. Il piano industriale 2009-2013 ha obiettivi ambiziosi ma «sostenibili», ha specificato Sabelli. I ricavi dovrebbero attestarsi a 4,8 miliardi di euro dai 3,7 miliardi della somma Alitalia-AirOne, mentre il pareggio operativo dovrebbe essere conseguito nel 2010. Il valore della flotta dovrebbe accrescersi da 3,3 a 4,2 miliardi e gli altri investimenti dovrebbero attestarsi a 520 milioni di euro nel quinquennio.
Rimangono, però, dei capitoli aperti. A partire dalla quota di mercato domestico del 56% che la nuova Alitalia si ritroverà a disposizione . «Non è un monopolio; è il mercato italiano che è troppo piccolo per due grandi compagnie», ha sottolineato Colaninno. «Non siamo accaniti monopolisti e non abbiamo intenzione di aumentare prezzi anche laddove abbiamo il 100% del mercato», gli ha fatto eco Sabelli. Insomma, le dimensioni sono quelle necessarie per competere in ambito europeo.
Perché è in Europa che si gioca la partita più importante: a cominciare dalla scelta del partner. «Cercheremo di concludere entro gennaio», ha dichiarato il presidente alludendo ai colloqui che intercorrono con Air France-Klm, Lufthansa e British Airways. Quest’ultima è interessata solo a una partnership commerciale, ha aggiunto l’ad, mentre le prime due sono disposte ad acquisire una partecipazione di minoranza (tra il 20 e il 25%). «Sceglieremo la migliore ma anche quella che ci consentirà i tempi più veloci», ha concluso Sabelli. Nonostante la cautela del caso, l’ago della bilancia sembra propendere per Air France, considerata anche la distribuzione più omogenea degli hub secondo le direttrici Amsterdam-Parigi-Milano-Roma.
Ma anche questo tema è legato alla scelta dello scalo di riferimento: l’annosa questione Fiumicino-Malpensa. «Non tifiamo né per Milano né per Roma, vogliano gestire una società di successo e per essere di successo bisogna andare dove ci sono i clienti», ha argomentato Colaninno passando la palla alle istituzioni. Il problema è, infatti, politico: «Malpensa non può avere come primo concorrente Linate» che deve restare un city airport e Roma deve dotarsi di «strutture adatte per essere la porta verso l’Oriente e l’Africa».

«Non si rinuncerà a nessuno dei punti nevralgici del Paese», ha commentato il dg di Intesa, Gaetano Micciché.

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